LA CHANCE SU MARTE, L’ALBUM

E’ di recente pubblicazione l’album “Come ci viene” prima fatica de La Chance su Marte. Otto tracce che ad una prima lettura dei soli testi suscitano ampie perplessità, tanto prevale la sensazione di una ricercatezza letteraria pervicamente voluta, quasi sempre senza offrire un contesto narrativo legato ad una logica coerente, ma suscitando altresì la sensazione dell’ostentazione di una poetica fasulla. Ma quei testi inseriti in un contesto musicale il cui ascolto non sia esclusivamente legato alla dimensione letteraria, danno vita però ad alcuni brani piacevoli, spesso semplici, quasi a voler contrastare un’ambizione narrativa fatta di troppo non-sense.

L’album si apre con “La chance su Marte”, cioè il nome della band tradotto in titolo di una canzoncina con un ritornello che “entra” e la voce di Federico Olivieri che risulterà quasi sempre gradevole. “Oceano”, confermando le buone impressioni musicali del brano precedente, esaspera quel concetto di astrusità letteraria che segna un po’ tutto il progetto; frasi come “…compro la tua luna a mezzanotte e non ha senso faccio un tuffo nell’oceano…” sono scritte con il tubolario e forse (ed è questa la cosa più irritante) con lo scopo di stupire. “Il solito clichè” registra il primo cambio di voce, il brano è infatti interpretato da Francesco Flammia, la canzone ha una buona linea melodica e la corale ripetitività di “quanti suoni nella testa…” alla fine sortisce un buon effetto.  “Più di una volta” ci offre la voce eterea di  Alice Guazzarotti ad affiancare quella di Federico, ma il brano è ripetitivo e noioso e neppure alcuni arrangiamenti meno convenzionali riescono a nascondere la poca incisività della canzone.  Da “Come ci viene”, il brano che dà il titolo all’intero lavoro, sarebbe legittimo aspettarsi qualcosa in più ed in effetti, la canzone è più elaborata di altre nella composizione, gli arrangiamenti sono più puntuali, l’intreccio di voci è interessante e alla fine, il risultato non è male. “Rimani fragile” mette in bella evidenza la voce di Alice, che è assai gradevole e che apre e chiude una parentesi a sé stante nel contesto dell’intero lavoro tant’è che per la prima volta anche nel testo si ravvisa un che di più prossimo alla poesia. E non è male neppure la struttura di “Tutto perfetto”, con un ritornello che ne premia la fruibilità. Per approdare alla conclusione con “Giovedì sera” che propone un bell’intreccio di voce (quella di Federico) e chitarra ed un testo finalmente con alcune intuizioni molto ben  rappresentate (molto bella nella sua semplicità la frase “…una mattina di caffè senza pagare il conto la parte dolce che resta sul fondo…”); forse il brano più bello di tutto l’album. Non è un brutto lavoro quello di questa formazione che mette in campo buone potenzialità vocali e strumentali dando vita ad un pop gradevole, senza particolari eccellenze beninteso, ma anche senza rovinose cadute. Con tutte le perplessità, che rimangono graniticamente tali, su quasi tutti i testi.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *