SERENA FINATTI, UN ALBUM MATURO

“Fragile e fiera” è il titolo del nuovo album di Serena Finatti, cantautrice friulana con alle spalle un bel percorso musicale fatto di tanto studio e tanta dimensione live. Dall’ascolto di queste otto tracce, non è difficile desumere che il primo obiettivo di Serena non ha sembianze meramente commerciali. La sua musica ed i testi che fanno la storia di questo cd, nulla concedono alla banalità, talvolta rinunciando ad una fruibilità più immediata.

S’inizia con “Presunta realtà”, brano che ci permette d’incontrare sin da subito la voce limpida ed armoniosa di Serena e di entrare nel suo mondo, buona la linea melodica, buone le tinte tenui, ma mai sfocate, della canzone.  Con “Trasparenze” la cantautrice prende il largo  e la linea melodica, nel primo brano ben definita, qui si appanna ed il brano risulta un po’ in salita, non sorretto per altro da un testo “immediato”, fin troppo introspettivo e di non facile narrazione se concepito per un un contesto musicale. Alla fine risulterà questo il brano meno riuscito dell’album. “Chissà”, in cui si fa interessante la dimensione narrativa, cresce anche in fruibilità e ci fa ritrovare un percorso che pareva essersi un poco smarrito.  “Per un click” sarebbe un brano poco più che mediocre dal punto di vista prettamente musicale, ma è qui che giganteggia più che altrove l’elevata capacità interpretativa di Serena, che mette in campo tutta la sua tecnica e che quindi, pur senza aver plasmato un grande pezzo, conduce ad un piacevole ascolto (ben supportato per altro dalla chitarra acustica di Andrea Varnier). “Fragile e fiera” è il brano che dà il titolo all’intero progetto e sin dalle prime note risulta curioso ed attraente, anche per l’ottimo uso che fa la cantautrice della loop station che le consente di utilizzare la sua stessa voce in diverse dimensioni per creare intrecci vocali molto suggestivi; il brano si avvale di un testo che offre immagini immediate e di un ritornello che nella ripetizione coinvolge ad ogni “giro” sempre più. “Nove vite” ha un inizio cantilenante e nel contempo allegro, fatto di vocalizzi che si adagiano poi sullo sfondo della canzone; la linea melodica appare però ben presto assai più fragile di quella del pezzo precedente, anche se il testo è intrigante pur nel suo ermetismo (ancora molto coinvolgente la chitarra acustica).  Ed approdiamo ad “Anìn a grîs” , brano in dialetto friulano con testo di Maria Grazia Di Gleria e musica di Marco Liverani; un omaggio che Serena ha voluto fare alla sua terra e che si risolve in un brano piacevole per voce e chitarra acustica, entrambe capaci di “riempire la scena” anche con qualche intreccio di voci (nuovamente la loop station) che si spengono in un sussurro. E siamo al capolinea con “Abbracciami”, una canzone d’amore vissuta con intensità, di non grande fruibilità nonostante la ricorrenza del tema, che la cantautrice ha però voluto proporre in una chiave di lettura che contrappone una linea melodica non proprio immediata ad un buon percorso narrativo estraneo a luoghi comuni e banalità. Nell’insieme un buon cd quello di Serena Finatti, che ha voluto mettere in questo lavoro quella maturità artistica che è andata formandosi passando attraverso svariate esperienze ed altrettanti palcoscenici. Un album non di facilissimo ascolto, un album che impone attenzione ed in alcuni passaggi una reale partecipazione emotiva.

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