UNA, UN’ITALIANA A LONDRA

Strano effetto quello di trovarsi sulla scrivania un cd intitola “ifs”, di un’artista che si fa chiamare Una, che vive e lavora a Londra, che in quella città incide e condivide il suo percorso artistico con musicisti di quei luoghi e che scrive canzoni in perfetto inglese, solo che lei è italiana e si chiama Barbara Diana.

E bello è anche scoprire che Una è stata accompagnata in questa esperienza musicale da strumentisti inglesi, italiani e non solo e che, alla fine dell’ascolto si può senza ripensamenti affermare che si tratta di un album estremamente interessante per gli ottimi arrangiamenti, l’assoluto buon livello di ogni singolo strumentista, la scelta dei brani, ovviamente non tutti entusiasmanti, ma mai al di sotto della sufficienza ma, soprattutto, per la bellissima voce di questa giovane artistica che in quel “timbro” vocale racchiude un’identità distinguibile. Le tracce sono otto, più una bonus track tutta strumentale intitolata “Lyballul” della quale non percepiamo del tutto il senso né la necessità. Ma tra queste otto tracce si palesano almeno tre “perle” che meritano l’ascolto ed il riascolto. Innanzitutto il brano di apertura, “See beauty”, che colpisce subito proprio per la vocalità dell’artista, per quella sua cifra dolce e decisa nel contempo e per un arrangiamento che pone in risalto l’ottimo sax di Ian Noonan. Poi “Lost”, canzone dalle tinte lievi, dipinte dal violino di Milly MeGregor e al piano di Jonathan Walcher ma, soprattutto, “Lullaby”, un brano delicato e raffinato, forse il meglio arrangiato dell’intero album. Per il resto, si tratta di belle ballate o di brani, come “Without you”, di maggiore respiro ove la voce di Una puà spaziare con maggiore libertà. Il brano meno riuscito è forse “You Said”, ma rapprsenta quella percentuale di pegno che va pagata in ogni album e va detto che, in questo caso, il pegno è cosa lieve.

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