“SPIRITUALITY”, UN ALBUM CHE MANCAVA

“Spirituality” è un album intenso. Un album che mancava. E poco importa se non lo troveremo ai primi posti delle hit nazionali. Ambizione questa che non crediamo sia nelle corde di Juri Camisasca e Rosario Di Bella, i due artisti che hanno realizzato queste 14 tracce, abbastanza scafati nel mestiere della musica per sapere che le vendite, quelle poche che oggi ancora si realizzano, non è con l’introspezione spirituale che avvengono.

Già noto per le sue collaborazioni con Franco Battiato il primo, oltre che per esperienze monacali e di eremitaggio, cantautore incidentalmente già transitato dal Festival di Sanremo di alcuni anni or sono il secondo, Camisasca e Di Bella si sono incontrati scoprendo ben presto di avere un percorso comune, non solo artistico. Ne è scaturito questo lavoro, che si avvale anche della collaborazione di Alessandro Hellmann, Irene Bellini ed Adriano Buldrini per alcuni dei testi. “Pace” è il titolo del primo brano, interpretato da Rosario Di Bella, che subito introduce chi ascolta nella dimensione intensa e mistica che aleggia sino all’ultima nota; per proseguire con “Gabriel” che assume ben presto i contorni di una preghiera. Ma ancor più in profondità nella dimensione spirituale ci spinge Juri Camisasca con “Il Canto delle beatitudini” seguito da “Deus Meus” in cui la voce di Di Bella va ad incorniciarsi nella forza di un canto gregoriano. Incuriosisce “Se incontri Buddha”, che Camisasca vuole tingere di colori provenienti da terre remote, attenuando per il tempo del brano l’intensità delle preghiere/canzoni che l’hanno preceduta. Ma si recupera il “filo” appena lasciato con “Uriel”. “Space and Flowers” invece, forse per l’utilizzo di effetti elettronici, non “arriva” con la stessa immediatezza e per recuperare, se possibile, con ancora maggiore forza, i toni spirituali più elevati si deve approdare a “Il sole nella pioggia”, brano caratterizzato da un arrangiamento prima coinvolgente e poi trascinante sino ad immergere chi ascolta in una sorta di volo immaginario verso la Luce. E ci si avvia alle conclusioni, ancora con richiami dal lontano Oriente con “Luce dell’India”, quindi il lungo brano strumentale “Spirituality” che è anche il titolo del progetto e la brevissima “Shlom Lech Mariam”, musicata da Camisasca su di un testo sacro (Ave Maria in siriac/aramaic). Al termine, la sensazione è quella di una lunga preghiera, si avverte forte un bisogno di silenzio, non si ha la percezione di avere ascoltato delle “canzoni” ma di essere “entrati” in una dimensione che ci conduce al trascendente, al di là della soggettiva appartenenza religiosa. E questa è la vera grande magia della spiritualità.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *