SE IL PASSAPORTO… CAMBIA LA MUSICA

Andrea Manzoni è un pianista di origini biellesi che da qualche tempo sta conoscendo un successo internazionale grazie ad un paio di progetti discografici in ambito jazzistico e ad un tour che lo sta portando in giro per il mondo seguendo un percorso di riscoperta e valorizzazione della musica armena. Recentemente si è esibito niente meno che alla Canergie Hall di New York ed il prossimo mese di maggio sarà protaginista con un musicista svizzero al 22nd International Symposium on Electronic Art alla City University of Hong Kong.Vive a Parigi.

 

Se avessi il passaporto svizzero in qualità di musicista/artista e facendo le dovute richieste, avrei un sacco di sostegni da innumerevoli fondazioni, banche e Cantoni. Se fossi francese accedere a determinati aiuti o all’accesso ai progetti della Sacem, non sarebbe così difficile. Ma si sa che essendo straniero relazionarsi con le istituzioni francesi è la cosa meno semplice del mondo. Se provenissi da qualche nazione come Norvegia, Finlandia, Danimarca riceverei ogni tipo di sostegno per l’arte. Se fossi israeliano la mia rete di contatti sarebbe talmente potente da potermi permettere di salire i vari livelli con più facilità e grandi aiuti. Ahimè, sono italiano e non ho niente, da nessuno. Non è cambiato nulla da quando i nostri nonni, valigia di cartone sotto braccio e sogni in tasca, partivano nella speranza di una nuova vita. L’italiano ha nel suo DNA l’obbligo di doversi ammazzare di lavoro per ottenere ogni piccolo riconoscimento, per guadagnare ogni centesimo, sempre dovendo contare solo ed esclusivamente sulle proprie forze, sulla propria capacità di rinnovarsi, di creare. A volte vorrei non avere questo “fardello”, intendo il passaporto italiano, se non per via della pizza. Ma so che potrei mangiarla lo stesso, con un volo low cost a 55 euro, da Parigi a Milano.

Andrea Manzoni

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