Quasi una fenice che risorge dalla ceneri, questa proposta dei Depookan. Gruppo nato nel 1992, esordio nel 1994… e poi il silenzio. Sino a questo nuovo lavoro, intitolato “Sang et Cendre” (sangue e cenere). Toni misterici che vanno ad attingere da sonorità antiche, passando da atmosfere esotiche e fusion, sino a sfiorare il rock. Alternando vari linguaggi espressivi, sia reali come il francese o l’inglese, sia un idioma inventato dalla stessa fondatrice, componente con Nicola Cavina e vocalist del gruppo, Susy (Luana) Berni.
Drammatici ed evocativi i toni di “Sang et Cendre”, brano che dà il titolo all’album, mentre richiama scenari medievali lo stile narrativo di “Talyesin-Merlino”. S’avvicina ad alcuni stilemi del progressive la cangiante “Eileen Aroon”. Flauti e percussioni caratterizzano il tema dolente di “Blood Red Shoes”. “Shule Agra” pare ripercorrere certe atmosfere esotiche già sperimentate da Loreena Mckennit alcuni anni fa. L’attacco di “En Mes Pais” richiama sonorità elettroniche, mentre “Mag Mor Mag Mell” è una sorta di ancestrale, misteriosa litania magica. Da segnalare il pregevole contributo di Massimo Giuntini (ex dei Modena City Ramblers e dei Whisky Trail) nella versione della tradizionale “Johnny I Hardley Knew Ya”. Chiude la raccolta “Peace”, brano strumentale quasi ipnotico, meditativo, nella sua ripetizione della parola “pace” in arabo e israeliano, un’esortazione, una preghiera, un’intenzione potente calata nei tempi così bui e feroci che stiamo attraversando. Un lavoro interessante e stimolante, che coinvolge mente, cuore e anima.