“INDYGENIE”, SE LA MUSICA E’ UNIVERSALE

“Indygenìe” è l’album di Sabina e Mario Manetti che come pochi altri riesce a riassumere quel concetto di “musica universale” ripetutamente espresso dal polistrumentista Jayadeva (a lungo in tour con Don Cherry in anni ormai remoti e con Trilok Gurtu in anni recenti). Tutto parte dalla Toscana, dai suoi paesaggi a tratti irreali, dall’amore per questa terra e via via per la Terra in generale, con i suoi intrecci di mondi e di culture. Ed ecco che la voce di Sabina Manetti tratteggia emozioni e luoghi cantando in italiano, francese, inglese ed in alcune lingue di origine tribale di svariate parti del mondo.

 

 

Ne scaturisce un percorso globale che con il linguaggio della musica crea un ideale viaggio che volge il proprio sguardo anche alla storia, laddove viene evocata la civiltà etrusca che molto ebbe da spartire con quella che sarebbe stata la terra dell’attuale Toscana (Etruria appunto, ma per i romani Tuscania). Il cd si apre con le atmosfere rarefatte di “Gango”, primo brano caratterizzato da un canto tribale. “Maremma” è l’omaggio ad una delle zone più magiche della Toscana. Belle ed intense le note del sax tenore di Alessandro Ricucci in “Tuscan Style” mentre “Dalla terra nasce” è una sorta di omaggio alla natura ed alla vita. La voce carezzevole di Sabina Manetti veste di colori il brano “Scorre” e ci convince di quanto questo lavoro sia davvero un progetto d’insieme ove la voce diviene a tratti strumento tra gli strumenti. Non proprio esaltante “Acqualuce”, brano in sé un po’ noiosetto, ma prontissimo il riscatto con “Les Bleux” ed ancor più con “Grnawa”, altro brano di stampo tribale interpretato senza iperboli, con giusta intensità. La penultima traccia, “Free Horizon” ha toni quasi onirici e sonorizzazioni estremamente coinvolgenti prima di approdare al brano forse più bello dell’intero progetto, “Song of Hyawata”, d’ispirazione nativa americana, in cui spiccano, con la voce di Sabina Manetti, il sitar di Francesco Landucci ed il synths di Federico Venturini. E’ doveroso aggiungere a questi nomi anche quelli di Stefano Steve Lunardi al violino e Marco Dughera alla chitarra elettrica. Musiche di Mario Manetti e testi (oltre che bellissima voce) di Sabina Manetti. Un cd da ascoltare ad occhi chiusi per varcare la soglia di nuove dimensioni, tra sogno e realtà.

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