NH3, AL SERVIZIO DELLA CAUSA

Leggo nel comunicato stampa che accompagna la presentazione del nuovo cd degli NH3, “Hate and Hope”, una frase che ascoltando le tredici tracce dell’album si rivelerà premonitrice: “…15 anni di attivismo…”. Si, dopo avere ascoltato i brani ci si accorge davvero di avere a che fare con un qualcosa che è assai più prossimo all’attivismo che non all’attività.

Questa formazione, che miscela lo ska con il punk, catturando un po’ di rock qua e un po’ di balkan là, dal punto di vista musicale, sa il fatto suo. Lo sa, anche se non sempre il passaggio tra un brano e l’altro è percettibile, tanto la ritmica è ossessiva e sempre uguale. Ma c’è una sezione di fiati molto robusta che consente arrangiamenti più apprezzabili. Tecnicamente non ci imbattiamo nell’errore ricorrente di tante band di ultima generazione: la musica che travolge, affonda, annega, uccide i testi. Qui la voce è ruggente e chiara, le parole “arrivano”. Arrivano a sufficienza per suscitare più d’una perplessità quando la lingua italiana va a cedere il passo a quella inglese, creando un mix forse un po’ ruffiano, visto che gli NH3 vantano tour europei ed il cd è uscito in anteprima in Austria, Germania e Svizzera (che però sono di lingua tedesca). I testi sono attuali nella misura in cui possono soddisfare quell’ “attivismo” che viene attribuito alla band. O meglio, sono funzionali ad un’ideologia, il che non mi piace. Anche se l’assoluta certezza di quanto sto dicendo la si ha solo al decimo brano laddove, trasfigurata ed in vesti punk-rock, compare “Bella ciao”. L’icona di un pensiero politico. Non artistico. A dire il vero, già il brano precedente, “Nella bocca del lupo”, con quel “….la morte della psiche nel segno della croce…” qualche sospetto lo aveva generato, ma si sa, di questi tempi la religione, meglio se cattolica, è un bersaglio facile ed alla moda. Ci poteva stare. Ma la musica come strumento di persuasione politica no, non è condivisibile. Ricordo, un po’ di anni or sono, la polemica che suscitò un mio articolo in seguito ad un concerto dei Modena City Rumblers che si chiudeva con “Bella ciao”. Scrissi che i palcoscenici servono per gli spettacoli, non per i comizi e che quando la musica si coniuga con la politica snatura sé stessa. Ne sono tuttora convinto. In quanto alla fruibilità poi, “Hate and Hope” può risultare convincente per lo scatenato ritmo che caratterizza quasi tutti i brani e che in dimensione live può risultare sicuramente coinvolgente. I testi, a tratti, paiono invece dei distillati di psicologia, comprensibili e apprezzabili sino in fondo solo per chi vuole servire una causa.

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