JOHN STRADA TRA EMILIA, LONDRA E STATES

Il primo merito che va riconosciuto a John Strada, di cui è appena uscito l’album “Meticcio”, è da ricercarsi nell’ostinazione con la quale ha voluto e saputo mantenere salde le proprie radici, lui emiliano nato tra Bologna, Modena e Ferrara, nonostante che la passione per il rock più puro, quello che nasce e vive in strade remote, lo abbia condotto, in tempi e modi diversi, negli States ed a Londra, ove ha avuto modo di conoscere e frequentare personaggi ed ambienti che hanno affinato il suo senso artistico.

 

Ci è rimasto per qualche tempo, in quelle terre lontane, ma alla fine ha vinto il richiamo di casa. E questo album è la perfetta sintesi di atmosfere mutuate in occasione di viaggi e permanenze fortemente volute e intensamente vissute lontano da casa, ma anche del ritorno in quella dimensione ove l’artista ha ritrovato il suo mondo. Ed è bello, ascoltando i brani di questo album, che pongono in risalto la sua voce cartavetrata, il suono spesso duro delle chitarre elettriche, l’inconfondibile “voce” dell’hammond, imbattersi in “Tiramola”, una canzone nel dialetto del suo paese o in “Sanguepolvere” che ricorda il terremoto che colpì l’Emilia nel maggio del 2012. Come è assolutamente coinvolgente la ballata “Nella nebbia” che volge uno sguardo anche ad un “sentire” la musica che sa d’Irlanda. Per il resto, è rock puro, con una non comune attenzione ai testi che lanciano messaggi tutt’altro che scontati o semplicemente raccontano stati d’animo vissuti e tradotti, a tratti con una punta di ribellione. Un paio di concessioni ad un filo di quasi dolce tristezza lo ritroviamo solo in “Promesse” e nel brano finale, quel “E’ Natale in Maghreb” che induce a pensare a quell’ormai troppo ricorrente confusione di valori in quel giorno segnato dall’Evento. John Strada si avvale per la realizzazione di questo progetto della collaborazione di una band formata da ottimi musicisti, The Wild Innocents, che abitualmente lo accompagna anche in occasione delle sue prformances live. La dimensione, quella live, che forse più del supporto discografico, consente all’artista di esprimere il suo modo si pensare al rock.

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