Giacomo Lariccia è un cantautore italiano, da tempo trasferitosi a Bruxelles e divenuto cittadino europeo soprattutto in virtù della sua musica. “Sempre avanti” è il titolo del suo nuovo album, ma è anche un po’ lo slogan della sua vita intensamente vissuta tra famiglia, lavoro, musica, incontri, amicizie e collaborazioni. Queste ultime soprattutto, a livello artistico, ma anche a livello umano, che gli consentono di approdare alla coproduzione del suo lavoro con il sostegno di una settantina di amici (che Giacomo puntualmente ricorda e ringrazia nella copertina del suo cd) grazie ai quali (anche dopo la realizzazione di “Scendo pedalando”) può essere considerato uno dei primi artisti italiani ad avere adottato, con un certo successo, il “crowdfunding”.
Il cd si apre con il brano che dà il titolo all’intero lavoro e che precede “La fine del mondo”, brano che ricorda con divertente eleganza i sette peccati capitali con qualche cenno di sarcasmo. “Bella è la vita” è invece un delicato inno all’esistenza ed un elogio a quelle cose semplici che della vita sono l’essenza. Una divertente elucubrazione su di un avverbio è “Piuttosto”, mentre “Il primo capello bianco” assume quasi il contorno di una creatura che a lungo si cela finchè, con sgomento, viene scoperta “in mezzo agli altri”. Bella la ballata “A chi” che chiama in causa i tanti “chi” che ogni giorno ci circondano mentre, “Dallo zolfo al carbone”, narra delle drammatiche pagine di migrazione di tanti siciliani che lasciarono le solfatare per raggiungere le miniere di carbone in Belgio. E per rimanere in tema, ma anche per meglio fare comprendere che cosa abbia significato la migrazione per migliaia di italiani, ecco “60 sacchi di carbone”, quello era il valore attribuito ad ogni persone appartenente a quella schiera di migranti che in Belgio, all’esterno di molti esercizi, dopo lunghe giornate di lavoro in miniera, venivano mortificati con cartelli che recavano scritto “Ingresso vietato ai cani e agli italiani” (dettaglio di cui prendere atto in tempi di facile populismo in tema di migrazione). “Bruxelles” è un acquerello della città, sempre meno belga e sempre più europea, in cui Lariccia vive da anni; “Sottoterra” è invece un altro brano che si rifà al duro lavoro in miniera. L’album, per altro senza particolari cedimenti, si chiude con la dolce storia di “Due fratelli in un bosco” e lo scanzonato “Mambo della gonna di Marilyn Monroe”, brano dal taglio insolito per le caratteristiche del cantautore italo-belga. Complessivamente si tratta di un lavoro che mette in risalto l’acquisita maturità di Giacomo Lariccia e la discreta, ma determinante, partecipazione di musicisti che sanno il fatto loro. Una produzione che sta ottenendo riscontri positivi, premiando un progetto di cantautorato autentico, ricco di messaggi che vanno colti dal punto di vista umano e sociale.