Club Tenco, Sanremo Club, Fazio e altri. Ma l’unica verità è che gli indipendenti sono fuori

Ma che bella sfilata di code di paglia si sta preparando per il prossimo Sanremo. Il trionfo dell’ipocrisia e della falsità rappresentate in modo così copioso, tanto che risulta difficile anche dare un minimo di priorità alle scelleratezze dette e lette in questi giorni. Cerchiamo di andare con ordine. Fabio Fazio, direttore artistico della prossima edizione del Festival di Sanremo, nel corso della conferenza stampa di presentazione della rassegna, ha tra le tante cose dichiarato che la serata di venerdì sarà  «una sintesi tra il Club Tenco e il Festival, due entità distinte eppure due aspetti complementari e importanti allo stesso modo per la città della canzone». Così, ciascuno dei 14 artisti in gara avrà la possibilità «di completare la sua esibizione con canzoni d’autore italiane». Il giorno seguente, a questa dichiarazione ha fatto eco su “Il Fatto Quotidiano” tale Paolo Talanca che ha tra l’altro scritto “…Tra Fabio Fazio e il Club Tenco non ci sono stati rapporti. Quantomeno per rispetto a oltre quarant’anni di storia culturale italiana – che hai riconosciuto anche l’anno scorso davanti a venti milioni di persone –, tu qualcuno del Club Tenco lo dovevi coinvolgere. Sennò sei un furbacchione. Soprattutto se chiami la serata ‘Sanremo Club’. Ti appropri di qualcosa che non è tuo; ti riempi la bocca con parole altrui, ti giustapponi un alone culturale costruito da altri in decenni di attività….».  Si ma… chi è Paolo Talanca? E’ un critico musicale che fa parte, con ruoli diversi, sia del Premio Tenco (giuria per l’assegnazione delle targhe), sia del Premio Lunezia (direttore della redazione musical-letteraria e delle sezioni “Autori di testo” e “Musicare i poeti”). In altre parole, non è il responsabile del Club Tenco, ma è uno dei tanti membri della giuria che legano il loro nome a questa rassegna.

 

In questa circostanza mette in campo la sua collaborazione con “Il Fatto Quotidiano” per contrapporsi ( a titolo personale o a nome e per conto del Club Tenco?) a quanto annunciato da Fazio nei giorni scorsi. Il responsabile artistico del Club Tenco, però è Enrico De Angelis, che a tuttoggi sulla questione non è intervenuto, o almeno non lo ha fatto in modo così vistoso ed ufficiale. Ma dunque, vogliamo dirci qualche verità? Fabio Fazio non ha coinvolto né contattato direttamente alcun rappresentante del Club Tenco (e a questo punto, se lo farà, sarà soltanto perchè sollecitato a farlo, al fine di stroncare ogni possibile polemica) semplicemente perchè i suoi interlocutori sono altri, a cominciare dalle major discografiche con le quali ogni direttore artistico del Festival di Sanremo deve fare i conti. Chi non lo ha fatto, come Tony Renis, si è ritrovato solo ed in balia delle onde, costretto a chiedere aiuto al vecchio amico Adriano Celentano, giustamente accorso in sua difesa anche perchè, non lo dimentichiamo, il Clan Celentano è dagli anni Sessanta, da sempre, un’etichetta indipendente che, a differenza di buona parte delle altre case discografiche “indie”, può contare sugli investimenti di uno come il “molleggiato” che di risorse da mettere in campo, se vuole, ne ha parecchie. Fazio è uno che ama fare i bei gesti. Ed un bel gesto, in un’annata in cui il cast sanremese non brilla di stelle proprie, poteva essere quello di buttare un occhio di riguardo a quel Premio Tenco o Club Tenco che dir si voglia, che a Sanremo nacque grazie ad Amilcare Rambaldi, lungimirante ed appassionato amante della canzone d’autore. Ma, attenzione… si tratta di un bel gesto che se gestito alla….Fazio, fa fare bella figura e non impegna. Già, perchè comunque la Rai, con il Tenco, ha sempre tenuto un conto aperto. Il Comune di Sanremo, per assegnare alla Rai l’esclusiva del Festivalone, sul tappeto metteva in passato un bel po’ di condizioni a proprio vantaggio: dalle riprese del corso fiorito a quelle della Milano-Sanremo, dalla moda sino, appunto, al Premio Tenco. Premio Tenco che dunque non assurgeva alle glorie televisive di tarda notte (e negli ultimissimi anni neppure più a quelle) per meriti particolari, ma soltanto perchè facente parte di un “pacchetto” che ora non sarà forse più quello di un tempo, ma che rimane comunque, in qualche modo, in quota Rai nella trattativa, l’unica, che davvero interessa la Tv di Stato e che, ufficialmente, vede un giro di affari di circa 18 milioni di euro. A Fazio, del Premio o Club Tenco, interessa poco o nulla. Pur millantando una sorta di collaborazione a senso unico, che è appunto quella stigmatizzata da Talanca. Lui fa l’aziendalista con l’ordine tassativo di risparmiare sui costi, senza scontentare i “clienti”, siano essi gli sponsor del Festival,  innanzitutto, o le major discografiche. La vera questione che nessuno ha sollevato è quella sulla qualità di una rassegna che continua a non tenere conto (o a tenere conto molto marginalmente) di quella crescente realtà rappresentata, nel nostro Paese, dalla musica indipendente. Realtà che non può essere il Premio Tenco a rappresentare o che, comunque, non può essere rappresentata dal solo Premio Tenco. In Italia, il mondo cantautorale indipendente  (ma anche quello delle rock band) si muove in circuiti festivalieri, spesso di notevole prestigio, sistematicamente ignorati dalle direzioni artistiche della riviera dei fiori e da buona parte dei media. Eppure si tratta di realtà dalle quali emergono talenti veri, artisti con potenzialità palesi e consolidata esperienza. Ma pare non importare a nessuno. Rai e Mediaset hanno preferito investire in fiere dei sogni infranti quali sono i “talent show” piuttosto che guardare con maggiore interesse e minori costi a quella passerella di festival della musica indipendente dai quali basterebbe attingere generazioni di nuovi talenti. Certo, una simile sollecitazione non può venire né dal Premio Tenco né dal Lunezia, realtà che pongono quale primaria attenzione quella di salvaguardare il proprio futuro ed i propri privilegi, facendo “cricca”, come qualcuno ha scritto su facebook in questi giorni. Una voce forte deve quindi alzarsi proprio da quei festival che da anni lavorano con serietà, professionalità, dedizione e, soprattutto, pochissime risorse. Una voce per una proposta concreta, al di là delle pantomime festivaliere: perchè, ferma restando la sezione riservata ai presunti “big” (sempre più discutibili) il Festival di Sanreno, al posto di quell’anonima sfilata di “nuove proposte”, quasi sempre frutto di appartenenze, favori e raccomandazioni, non crea una sezione interamente dedicata agli artisti che provengono dall’area indipendente? Non mi si dica che già lo si fa perchè, non è buttando nell’arena un paio di indipendenti all’anno, perlopiù “indipendenti” già da tempo, che si mostra attenzione e riguardo verso un pianeta che è invece sistematicamente trascurato. Così ci si lava soltanto la coscienza e si tenta di mettere il silenziatore a chi vorrebbe immaginare qualcosa di diverso. Fare una “sezione” significa presentare 8, 10. 12, 14 volti assolutamente nuovi pescati tra i vari festival di area indipendente più significativi a livello nazionale. Confrontandosi con coloro che quei festival li organizzano, li dirigono, li curano e li promuovono da anni. Certo, difficile pensare ad un simile percorso, avendo a che fare con chi in conferenza stampa dice di voler in qualche modo rivolgersi al Club Tenco (e soltanto a quello), senza sentire il bisogno di approcciarne i responsabili (almeno di quello).

 

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