ARMONITE, UN ALBUM O UN TEST?

E’ a dir poco imbarazzante ed anche molto difficile esprimere un giudizio complessivamente negativo al cospetto di un progetto messo a punto da musicisti di ottimo livello, che si destreggiano con grande disinvoltura tra violini acustici ed elettrici, pianoforti e tastiere. E che si avvalgono della collaborazione di altri musicisti e di voci assolutamente impeccabili.

E’ però un dato di fatto che queste 14 tracce (sarebbero state 12, alle quali si sono aggiunte due “bonus track”), musicalmente parlando, non hanno un filo conduttore. Non possiamo essere nella mente di Jacopo Bigi e di Paolo Fosso, cioè il duo intorno al quale si sviluppa il progetto Armonite, che è approdato alla realizzazione dell’album intitolato “And the Stars Above” e per questo non siamo in grado di dare un senso logico ad un lavoro che passa dal “Paradiso” di Dante al rock, strizzando l’occhio alla musica classica, con qualche effetto elettronico e un po’ di pop. Di brani interessanti in questa raccolta ve n’è più d’uno. “Plaza de Espaňa” è in forte odore di temi classici mentre  “Clouds collide” è un intreccio di buona musica e voce con un violino gradevolmente insistente. E’ molto bello il brano “By the Waters of Babylon” mentre quello successivo, “The usual drink”, chissà perché pare introdurci in un’aula ove è in atto un corso di musica. Si riaffaccia il rock, anche qui non troppo pesante, in “What’s the Rush?” mentre il brano successivo, “Ghosts”, ci riporta alle colonne sonore dei film di paura di Dario Argento. Musicalmente non male anche le due tracce successive, inserite come “bonus” e che chiudono il cd. Il problema però, rimane quello che traspare e prende forma a mano a mano che prosegue l’ascolto. Questo progetto non ha un’identità chiara, non ha un denominatore comune, non ha neppure un genere apertamente di riferimento. Pare un test malamente mascherato, in cui si offrono diverse espressioni musicali, quasi tutte di buon livello, per cercare di comprendere quale più di altre possa fare breccia. Ed è per questo che il giudizio complessivo su “And the Stars Above” non può che essere negativo. Non certo per la valenza di musicisti che, brano dopo brano, rivelano notevoli doti e grande confidenza con i loro strumenti. Ma la presenza di ben 14 tracce, non fa che mettere maggiormente in evidenza tanti punti di partenza, ma l’assenza di un unico e definitivo approdo.

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