QUESTE MOSCHE VOLANO ALTO

Archiviare come un disco di cover questo “Old School” della band Mosche di velluto grigio sarebbe non solo riduttivo, ma offensivo. Si perchè in questo lavoro c’è ricerca, c’è personalità, c’è originalità e c’è soprattutto un approccio musicale di grande ed immediato impatto.

 

S’inizia con una versione sorprendente di “Amazing Grace”, stranoto inno cristiano inglese del ‘700 caratterizzato, nella seconda parte, da una chiave di lettura che rivela quasi subito il percorso che la band intende intraprendere. “North-West Passage” ci propone un Andrea Cagnini, voce del gruppo, in dimensione Tom Waits per poi accompagnarci in un gradevolissimo ritmo punk-rock. Viene niente meno che dalla tradizione australiana “Waltzine Matilda”, che tradisce però un’atmosfera irish accentuata dalla bellissima voce di Cagnini, in questo caso più vicino alle corde ed al ringhio di Bruce Springsteen. “Foggy Dew” è un altro brano dai ritmi sostenutissimi che precede una sorprendente versione di “Lu risciu te lu mare”, brano popolare salentino che richiama i ritmi della pizzica e della taranta arricchiti dalle personalità degli arrangiamenti di questa versione. Si torna alle arie irlandesi con “Field of Athenry” per poi trasferirci nel vecchio West con la ballata di Alison Krauss “The boy who wouin’t hoe corn” che nella seconda parte assume una ritmica incandescente. “Jesse James”, brano interpretato da Bob Dylan eppoi anche da Bruce Springsteen trova una nuova dimensione musicale nella versione delle Mosche e precede la chiusura con l’ultima delle nove tracce, “The Auld Triangle”, brano tradizionale irlandese, a suo tempo inserito nel novero delle ballate politiche, più propriamente un brano della prigionia che avvolge chi ascolta con le note malinconiche di una fisarmonica e la voce graffiante del solito Cagnini assistito, come per tutto il resto dall’album, da musicisti di grande cifra artistica che contribuiscono a fare di questo progetto un lavoro da ascoltare e riascoltare per coglierne sempre meglio le atmosfere, spesso caratterizzate da sfumature che solo arrangiamenti di ottima levatura (ed una “tavolozza” ricchissima di strumenti musicali) possono conferire. Lavoro di grande spessore.

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