UN’ETICHETTA ED UNA “SQUADRA” COME TESTIMONI DELLA PANDEMIA

Forse uno degli album che meglio riescono ad interpretare la confusione, le speranze, la solitudine, i sentimenti, la follia e le attese del tempo più buio di questa pandemia è proprio questo “Demotape [intermezzo]” prodotto dalla nuova etichetta urban milanese Kumoni, che ha messo insieme, come si fa in una emergenza vera, tutte le sue risorse artistiche e creative riunendo in un unico progetto OMAKE, Vespro e Canntona oltre, ovviamente, a tutto il team dell’etichetta.

Vespro e Canntonna sono due personaggi che ancor prima della nascita dell’etichetta ne avevano accolto e condiviso lo spirito; a loro si è aggiunto OMAKE che aveva già all’attivo un proprio percorso discografico e che di questo progetto è divenuto produttore oltre che direttore artistico. Le tracce sono 17, ma cinque si queste sono intermezzi di qualche decina di secondi, chiacchiere, dialoghi, battute che forse tra qualche tempo sarà difficile attribuire ad un motivo compiuto, ma che ora riassunono, pur nel loro apparente nonsense, lo stupore, il disagio, il bisogno di reinventarsi in un momento di estrema difficoltà (il progetto di questo album era precedente alla pandemia che ha colto tutti quanti in corso d’opera). Le dodici tracce restanti presentano alcuni aspetti interessanti, soprattutto perchè la presenza del rap è stata attenuata da dimensioni musicalmente più espressive. Prova ne sia che quasi tutti i brani hanno una fruibilità molto immediata, con la caratteristica ricorrente di lanciare spot che sono altrettante immagini, sensazioni, momenti vissuti e momenti in attesa di essere vissuti.  Emergono ottime individualità (per esempio la voce di Vespro in “Origami”), frasi di testi che esulano dalla banalità (mi è rimasta impressa nella sua semplcità “…sono rimasto chiuso fuori dal tuo cuore…” in “Ikanaide” ed in quello stesso brano assolutamente apprezzabile è l’ampio respiro musicale che caratterizza la seconda metà del pezzo) ed è poi molto gradevole la dimensione acustica di “Vene”  come appare molto interessante e coinvolgente la fusione delle voci in “Artico”. E si va a chiudere molto bene con “Satoru FREESTYLE” con una ritmica persistente che coinvolge ed una musicalità che assume contorni evocativi. Insomma, siamo al cospetto di un album studiato e poi ripensato, sino a farne una sorta di testimonianza artistica di un particolare momento storico. Arte contemporanea, certo, che per una volta riesce però ad esprimere un messaggio che “arriva” e che, alla fine, ne premia anche la forzata originalità.

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