UMBERTO TI. CLIMA PIATTO IN “ALASKA”

“Alaska” è l’album di Umberto Ti. (alias Umberto Tramonte) che in nove tracce ci racconta, un po’ stancamente, di storie, situazioni, vicende e persone attraversate da un filo conduttore fatto di ritmi lenti e sprazzi di desolazione. Lo fa con voce chiara, che potrebbe certamente ambire a dimensioni musicali meno anonime.

 

 

S’inizia con “Kids” che inciampa quasi subito in una banalità vintage “…mi tenevi in ostaggio io cuore con le tue paroled’amore…” e comunque il brano assume ben presto i contorni di una marcia faticosa inprigionata in una dimensione musicale più che essenziale. “Bugie” non pare variare troppo dalle dinamiche del brano precedente, anche se con una struttura più consolidata e strumentalmente meno “povera”; l’insieme è comunque poco convincente. “Principianti” conferma uno stallo nell’impostazione musicale e inizia ad aprire qualche finestra sulla monotonia che divampa in “Non importa”, una canzone che nella sua ripetitività conferma la povertà di slanci, anche dal punto di vista puramente emotivo. “Domenica” sembra un brano messo lì apposta per aprire una riflessione su quanto tutto appaia così ordinatamente ordinario in questo cd un po’ ragionieristico: le musiche, gli arrangiamenti, i testi, la voce, le emozioni, gli slanci, la creatività: nulla affonda mai definitvamente, ma nulla riesce a decollare. Neppure in “Alaska”, che è il brano che dà il titolo all’intero progetto, che pare comunque porsi alla ricerca di soluzioni musicali in qualche modo alternative rispetto a quanto sino a quel punto ascoltato, ma anche in questo caso, viene meno la fruibilità. In “Isolati” le note introduttive sono da manuale, nel senso più classico dei classici mentre “Solo un uomo” ci rappresenta dal punto di vista narrativo, un uomo ai margini, in quell’angolo di desolazione in cui si colloca un po’ tutto questo album, che si chiude con “Motel”, a quel punto nulla di sorprendente rispetto all’intero lavoro, alle prese con un testo che potrebbe svilupparsi meglio partendo da buoni intenti. Di Umberto Ti. sarebbe ingeneroso disconoscere una caratura vocale di buona qualità, alla quale manca però il “colore”, tanto da rendere monocordi tutti i brani. Musicalmente non pare che nessuna delle nove tracce sia passata attraverso elaborazioni particolarmente sofferte, il che produce effetti abbastanza evidenti di appiattimento. Un album che dunque, nell’insieme, rimane al di sotto della sufficienza. C’è sicuramente molto da lavorare e da ripensare.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *