THE SCUNNED GUEST, TROPPI BLACK OUT

Qualche scampolo di buon rock emerge qua e là dall’ascolto dell’ultimo cd di The Scunned Guest, “Le scimmie urbane”, una raccolta di nove tracce che però, alla fine, convince solo in parte.

 

 

In un marasma di rock band provenienti da ogni dove è sempre più difficile distinguersi e conquistare l’attenzione di chi ascolta…a condizione che l’ascolto sia davvero tale. Questa band, che rivela a tratti di saperci fare, ha però frequenti e prolungati black out, soprattutto laddove tenta di giustificare la presenza di una “voce” nel gruppo, quasi sempre travolta dal fragore di chitarra e batteria. Voce, diciamoci la verità, che rincorre modelli ormai triti e ritriti, di quelli che vomitano vocali perchè oggi si usa così, dà fiato (ma a volte non basta) a testi claudicanti ed approssimativi, fa da ponte tra un frullato di note e l’altro, cercando di rendere più sostenibile un contesto che non riesce ad offrire moltissimo, al di là di un fragore accettabile, come abbiamo recentemente avuto modo di scrivere riferendoci ad un’altra band, solo in un contesto etilico in cui la musica mette le stampelle allo “sballo”. Ritornando alle prime parole, sarebbe ingeneroso non riconoscere che qualche buona intuizione di tanto in tanto si percepisce (per esempio in “Sera d’autunno” o in “Torbido” se solo il cantante riuscisse a farsi percepire meglio). Ma è troppo poco, proprio perchè il pianeta del rock oggi risulta più sovraffollato che mai e….davvero pochi sono gli eletti.

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