SOLO PASSATISMO?

Gianna Nannini realizza il suo nuovo album e sceglie come brano per il videoclip che promuove il nuovo lavoro “Lontano dagli occhi”, canzone scritta ed interpretata da Sergio Endrigo nel lontano festival di Sanremo del 1969, con la seconda versione della canzone affidata a Mary Hopkins, giovanissima cantante inglese scoperta dai Beatles. Ma non ci sarà soltanto l’omaggio ad Endrigo in questo nuovo cd intitolato “Hitalia” ove, tra le altre canzoni, compaiono anche la gucciniana “Dio è morto” e “L’immensità” (1967), gioiello di Don Backy lanciato al festival di Sanremo con la seconda versione di Johnny Dorelli. Gli esempi di brani di grande successo degli anni Sessanta riproposti in chiave moderna vanno ormai ad alimentare un elenco lunghissimo. Mango solo pochi mesi or sono ha inserito nel suo ultimo album, “Canzone” (1968), sempre di Don Backy, mentre Malika Ayane ha realizzato un video con “Ma cosa hai messo nel caffè”, brano portato al successo nel 1969 da Riccardo Del Turco (ancora al Festival di Sanremo con la seconda versione affidata ad Antoine); il trio Il Volo ha raccolto applausi a scena aperta a Mosca interpretando “Il mondo”, canzone incisa addirittura nel 1965 da Jimmy Fontana. E l’elenco potrebbe andare ben oltre (che dire per esempio di “Storia d’amore”, portata al successo da Adriano Celentano nel 1969 e reincisa da Tonino Carotone?). Ma, a questo punto, qualche riflessione si impone. A voler guardare troppo spesso indietro, si viene facilmente accusati di essere degli inguaribili nostalgici. Eppoi, ci sono fior di psicologi che sono venuti a spiegarci che tutte le generazioni hanno sempre provato un senso di forte rimpianto per il loro passato, riperorrendo, attraverso ricordi remoti e sbiaditi, la loro giovinezza. Tutto torna, finchè le generazioni nuove guardano a questi malinconici borbottii con compatimento e malcelata sopportazione. Ma quando sono proprio le generazioni nuove (o coloro che le rappresentano) ad andare a pescare nel passato per rispolverare gioielli antichi con la convinzione che, decenni dopo, potranno tornare a splendere, significa allora che stiamo andando ben al di là dei borbottii, ben oltre le patetiche rimembranze di gioventù perdute. Probabilmente significa che, al di là del passatismo, vi sono state epoche che hanno scandito il tempo della musica, ne hanno fatto la storia sino a divenire emblemi senza età. Ed a quelle epoche ci si sorprende ad attingere, soprattutto quando ci si accorge di avere perduto lo smalto della creatività. O di non avere saputo fare nulla che fosse migliore. E’ un segnale, che presenta aspetti positivi e negativi nel contempo. La positività è ovviamente da ricercarsi nella tutela di un patrimonio che si rinnova al di là del tempo. La negatività è rappresentata invece dalla convinzione ormai di molti che tutto quanto c’era da dire con la musica sia stato detto e che, quindi, ora non si faccia altro che replicare, pur se con qualche piccolo o grande accorgimento, il già vissuto. Correnti di pensiero contrapposte, che alimentano convinzioni diverse. Mentre quel “Lontano dagli occhi” cantato con voce ruvida da Gianna Nannini, ci restituisce per qulche istante un Sergio Endrigo che arriva dritto al cuore.

Giorgio Pezzana

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