“SOGNONAUTA”: C’E’ DEL BUONO NEL NUOVO ALBUM DI FEBO

“Sognonauta” è il titolo del nuovo album di Febo (cantautore, musicista e produttore scoperto da Eros Ramazzotti grazie ai social). Si tratta di dodici tracce (dieci sarebbero bastate) che rivelano, poco a poco, la personalità dell’artista, non sempre entusiasmante, ma che alla fine dell’ascolto lascia un retrogusto che rivela come il suo modo di pensare alla musica riservi, almeno per alcuni dei brani, un quasi sorprendente desiderio di riascolto. Il che è un ottimo segnale.

L’album si apre con “Se domani” che presenta una vocalità incisiva, una linea melodica un po’ cadente ed un discreto arrangiamento che non basta però a fare decollare il brano. “Lontano” è assai più dinamico e garantisce una maggiore immediatezza. “Hai loviu” è una canzoncina leggera con una sua vivacità ed un sapore vagamente estivo. Ma quasi inaspettatamente ecco arrivare “Fino in fondo”, con la partecipazione dell’attore Giorgio Pasotti, che si rivelerà la canzone migliore dell’album, con una prima parte segnata dalla presenza di un intenso pianoforte che poi diviene un percorso più aperto per poi tornare, seguendo una linea melodica più che piacevole. Si precipita subito dopo con “L’uomo lunatico”, brano rinunciabilissimo che anche dal punto di vista testuate, desta più d’una perplessità.  Si torna ad una diversa vivacità con “Ciliegie”, canzoncina che va via in scioltezza e che termina senza lasaciare rimpianti. “Bella gente”, in folk version, è una canzone che ha una buona struttura nella sua semplicità. Si finisce tutti in balera con “L’amore – E’ o amor” con la partecipazione del gruppo brasiliano Pixote, un’intrigante doppia voce ed una musicalità assai gradevole. “Nonostante tutto” è un buon brano d’impronta cantautorale che presenta un arrangiamento troppo “carico” soprattutto nel ritornello per una voce, quella di Febo, che non è poi così potente. Altro ottimo brano è “Tokyo”, che è si una canzoncina senza troppe pretese, ma che subito “arriva” e che tarda ad andarsene. “Nonna dammi 4 numeri” è una simpaticissima intuizione che si consuma in un brano ben arrangiato e con un ritornello accattivante. E si chiude con “Essere liberi” che è un buon pezzo che forse avrei preferito ascoltare per intero con il pianoforte in prima fila, mentre anche qui gli arrangiamenti “caricano” più del dovuto. Nell’insieme comunque questo album di Febo è un buon lavoro che rivela un potenziale interessante; nulla di memorsabile beninteso, ma di questi tempi trovare in un album quattro/cinque pezzi decisamente buoni non è risultato da tutti.

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