SETTANT’ANNI DI CANZONI ALLA TELEVISIONE

Televizione

La televisione italiana compie settant’anni. Siamo coscritti. Io ho solo qualche mese in meno. L’avvento della televisione per il mondo della musica fu un’autentica rivoluzione che diede un volto a tante voci imponendo dunque una cura diversa e particolare alla cosiddetta presenza scenica. Se la radio portava nelle case cantanti e canzoni che potevano essere ascoltate più o meno distrattamente, intuendo i loro volti solo grazie a qualche immagine pubblicata su giornali e riviste, con la televisione crebbe vieppiù il concetto della familiarità di molti volti che divennero parte della nostra quotidianità. La musica deve moltissimo alla televisione che andò ad incentivare la componente interpretativa di un brano non poggiando più le esecuzioni sulla sola preparazione tecnica, ma valorizzando le potenzialità che avrebbero permesso ad un artista di “bucare il video”, vale a dire la fisicità, l’espressività, la simpatia, il look. Non a caso gli anni ’60 e ’70 furono quelli del boom delle vendite discografiche: festival, varietà del sabato sera, piccoli show o anche le semplici colonne sonore di alcuni telefilm, come “Il commissario Maigret” interpretato da Gino Cervi e con “Un giorno dopo l’altro” cantata da Luigi Tenco come sigla sui titoli di coda. ”La televisiun” diceva Enzo Jannacci “la ga la forsa d’un leun” ed aveva ragione.  Per un cantante di media notorietà, un passaggio in televisione poteva significare qualche migliaio di 45 giri venduti. E poi c’era la notorietà che ne poteva scaturire in un’epoca in cui bastava poco per creare i personaggi. Anche alcuni grandi attori teatrali, dei quali erano più noti i nomi dei volti, dovettero “piegarsi” a qualche compromesso pubblicitario per veder crescere il numero di spettatori in platea (Ernesto Calindri, Nando Gazzolo, Ave Ninchi, Aroldo Tieri, Arnoldo Foà tanto per citarne alcuni). E fu ancora la televisione, con i venerdì riservati alla prosa, a portare il grande teatro in tutte le case e, conseguentemente, a portare tanta gente a teatro proprio per poter applaudire da vicino personaggi che la televisione aveva reso popolari. Tornando alla musica, il Festival di Sanremo, nato tre anni prima della televisione, con l’avvento del piccolo schermo divenne a pieno titolo l’evento musicale più importante dell’anno e lo rimane tuttora, come dimostrano i dati d’ascolto, anche se da diversi anni ormai i suoi detrattori sostengono che non sarebbe più rappresentativo del gusto musicale degli italiani. Ma oltre alla rassegna sanremese, Canzonissima, il Cantagiro, il Festival di Castrocaro e poi la Caravella di Bari, il Festivalbar, la Gondola d’Oro di Venezia e altre rassegne divennero famose grazie alla televisione e contribuirono a rendere indimenticabili gli anni d’oro della canzone italiana. Poi, con il passar del tempo e l’avvento delle televisioni private, tutto si diluì progressivamente sino alla rivoluzione di Internet, coincisa con un cambio profondo dei gusti e delle mode. Oggi non è pià solo la televisione a portare i volti di tanti personaggi in tutte le case. Non è più la televisione né nessun altro a fare vendere milioni di dischi a band e cantanti. I dischi non si vendono più, è cambiato l’approccio con la musica, che spesso si sente, ma non si ascolta. La televisione è rimasta aggiornando via via i suoi percorsi fruitivi, le sue proposte. i suoi bombardamenti pubblicitari e gli isterismi di una politica che, proprio come la musica, si è impoverita nei suoi contenuti e nei suoi protagonisti.

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