Roberto Giordi poesia tutta da scoprire

“Gli amanti di Magritte” è il secondo lavoro di Michelangelo Giordano, in arte Roberto Giordi, interprete partenopeo che si avvale della collaborazione, tra gli altri, dell’autore e cantautore genovese Alessandro Hellmann. (All’interno il brano)

 

 

In quest’opera distinguiamo due parti o, per dirla in linguaggio teatrale, due tempi: il primo dedicato all’amore e il secondo alla guerra. Nella prima parte dell’album riconosciamo sonorità tipiche delle moderne ballate con ammiccamenti al nuovo swing e alla musica brasiliana, in un melange gradevole e molto raffinato: la voce di Giordi è profonda e sensuale, arriva diretta ed immediata. Menzione particolare merita “Tu appartieni a me”, con il testo di Alessandro Helmann e le musiche dello stesso Giordano, un raro esempio di poesia, romantica e passionale, focosa e tagliente ad un tempo. Una canzone che se a pubblicarla fosse stata una qualsiasi major, avrebbe avuto passaggi radiofonici certi con il successo che ne sarebbe conseguito. Purtroppo ad occuparsene non potranno invece essere neppure quelle “radio libere” del tempo che fu, anch’essere “colonizzate” dalla dimensione commerciale. Che “Tu appartieni a me” sia una canzone bellissima e sfortunata lo si evince anche da un episodio della scorsa estate. Il brano era stato inserito tra i 20 finalisti di Biella Festival Autori e Cantautori con qualche possibilità di ottenere un piazzamento di prestigio. Pochi giorni dopo, l’Organizzazione, venuta a conoscenza del fatto che la canzone era già in circolazione su supporto con bollino Siae, contravvenendo quindi a quanto stabilito dal bando, venne eliminata ed il nome di Giordi fu cancellato e sostituito con quello di un altro artista. Ma torniamo al cd la sua seconda parte tratta della guerra: le sonorità sono sperimentali, la musica è tipicamente partenopea e mediorientale, con uso di strumenti asiatici come il sitar. La sabbia del deserto, i paesi del vicino oriente sconvolti dalle guerre subìte, la tragedia che si abbatte soprattutto sulle popolazioni civili. Emblematica appare “Habibi jesce sole” cantata in arabo e poi in napoletano: una ninna nanna di una tenerezza immensa, un sole che nasce per il proprio figlio, oltre la notte, martoriata dai timori della luna nera e dalla tempesta di bombe (Habibi in arabo significa “mio amato”). Annotazione anche per “Prima dell’alba” con testo in latino che condanna i devastanti effetti delle guerre mascherate da  missioni di pace. Interessante sottolineare infine anche la cover dedicata alla memoria di Sergio Endrigo di cui Giordi interpreta con mestiere e sentimento “Era d’estate”. Insomma, un interprete originale, vivace, di talento, che ha realizzato un album gradevole e riascoltabile più volte con immutato piacere.

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