“FOOTPRINTS”, JAZZ…E MOLTO ALTRO

“Footprints” è il titolo dell’album di Francesco Bertone, contrabbassista e bassista di primissimo piano (ha fatto parte tra l’altro della formazione di Gian Maria Testa) coadiuvato in questo progetto dal pianista Fabio Gorlier (alle prese anche con organi Hammond e Fender Rhodes) e dal batterista Paolo Franciscono. Il cd si avvale inoltre della partecipazione della cantante Nitza Rizo che si inserisce con alcuni preziosi “camei” vocali in duo con il solo contrabbasso o basso di Bertone. Tredici tracce che anche chi alla parola “jazz” prova un senso di soggezione, farebbe bene ad ascoltare poiché ne ricaverebbe sensazioni sorprendenti.

 

Ed a proposito di sorprese, già il primo brano, una rielaborazione della famosissima “Come together” di Lennon e McCartney, costituisce una curiosità per come il brano è stato stravolto e reinventato sino a renderlo quasi irriconoscibile (in quel contesto è inserito anche “Footprints” che dà il titolo all’intero progetto). Di tutt’altra fattura è “Duck Walks”, che ci porta in una dimensione più prossima a quella della musica da film mentre il brano successivo, “Andros”, potrebbe stare nel novero della cosiddetta musica “ambient”, con organo e basso che conferiscono al brano colore e profondità. Ma quando sentite le prime note di “Ballano ancora”, abbassate le luci, versatevi un poco di whisky e cercate una ragazza con la quale ballare perchè l’atmosfera si fa magica, con quella batteria stancamente “spazzolata”, le note del Fender Rhodes e quelle intriganti del contrabbasso; è certamente uno dei brani migliori dell’album. “Cantilena Menor” è il primo dei quattro interventi di Nitza Rizo, tutti brevi, tutti intensi, tutti caratterizzati da quella simbiosi con i bassi di Bertone. Altro grande brano è “Coincidence”, ove ritorna prepotente il pianoforte di Gorlier che s’inventa voli da equilibrista delle note per poi lasciare il campo ai virtuosismi di Bertone al contrabbasso approdando ad un finale da applausi per l’intensità dei colori e l’eleganza. “Ruisenor” ripropone la voce di Nitza Rizo che pare correre mano nella mano con le note del basso. “Una foto di carta” si annuncia come un percorso jazz apparentemente un po’ criptico, che si apre ben presto però alle note dolci del pianoforte che disegna un percorso più fruibile e offre sensazioni impalpabilii. Ancora voce e contrabbasso per “Gotas de Rocio” (il rischio che si corre è quello della ripetitività), ma ecco il momento della “passerella” di questo trio straordinario. Il brano di intitola (non a caso) “Olio di gomito” e si apre con un bel dialogo tra batteria e pianoforte per poi distendersi sino ad offrire a ciascuno dei musicisti dei momenti di “a solo” assolutamente godibili, virtuosismi senza mai andare sopra le righe, musica certamente anche da vedere oltre che da ascoltare. “Cancion” è un altro bell’intervento di Nitza Rizo mentre “Lumière” è forse il brano jazz più classico dell’intero lavoro prima di arrivare alla chiusura con la voce di Rizo che assume questa volta un andamento quasi malinconico che impedisce ogni distrazione, sino all’ultima nota. Salvo il brano di apertura, tutti recano la firma di Bertone (in coppia con Nitza Rizo quelli interpretati in duo con la cantante). Un bel disco senza dubbio, un disco importante proprio per quell’approccio che fa della fruibilità, anche al di là della dimensione jazzistica, una sua prerogativa, senza però mai concedere nulla alla banalità.

 

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