“PLEASE WAIT” IL DEBUT ALBUM DEL GIOVANE MELI

E’ da qualche tempo in circuitazione “Please Wait”, debut album di Meli, giovanissimo cantautore che si cimenta con queste dieci tracce per l’etichetta Futura Dischi. Un prodotto nell’insieme interessante, sia per la giovane età dell’artista (al secolo Alessio Meli, classe 1998, di origini siciliane), sia per la buona fruibilità di diversi brani tra quelli proposti con questo lavoro.

S’inizia con “Fuoricontesto” che risulta piacevole per la linea melodica ed il testo dal sapore adolescenziale (come per altro lo sono diversi brani, visto che Meli sta vivendo la sua post-adolscenza), la voce lì per lì non convince, ma andrà meglio nel prosieguo. “Cerchi” è uno dei pezzi belli dell’album, anche qui convince il testo e si aggiunge un arrangiamento più attento nel contesto di una struttura tutto sommato piuttosto classica. “Musei” suscita qualche perplessità pur senza rivelare grosse pecche e fa sorridere il testo laddove recita “…non ho nessuna buona aspettativa da questa relazione…” che appare una comunicazione interaziendale più che una riflessione amorosa. “Bye bye” entra in una dimensione decisamente più rap, ma quando si fa più canzone risulta piacevole, pur facendo la dovuta tara sul linguaggio, qui un po’ troppo volgare ma…si sa…sono ragazzi e talvolta per sembrare ruvidi….. “Mansarda” è un rappissimo, rinunciabilissimo di appena un primo e 17 secondi. “A differenza mia” è invece uno dei brani più interessanti della raccolta, soprattutto per la sua immediatezza. “Daft punk” ha un buon arrangiamento, ma poco più. “Cosa ne sarà” è il brano più radiofonico dell’intero progetto, il testo corre via narrando e lascia un bel motivetto nella testa. In “Respiro” si scopre in Meli una vocalità inaspettata, pur se non dotata di un timbro che ne riveli una particolare personalità; è però una voce versatile di un artista che sa cantare e che, pagato dazio al rap che se non c’è pare manchi qualcosa, dimostra qui più che altrove di sapere affrontare un brano piuttosto impegnativo, come lo è anche “Capofitto (version piano)” che rappresenta una sorta di esame finale per sola voce e pianoforte, esame che Meli supera direi piuttosto bene. Insomma, la materia prima sulla quale lavorare c’è e c’è anche la capacità di scrivere canzoni con una coerenza stilistica che sa avvicinarsi al contemporaneo come alle dimensioni più tradizionali. Un album è impegnativo anche per i big della canzone e quindi, come quasi sempre accade, qualche calo di tensione si avverte. Ma questo è un debut album e quindi…buon viaggio nella musica per questo nuovo cantautore.

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