PEPPE FONTE, UN MIX DI ECCELLENZE

La poesia c’è. La musica raffinata, elegante, lieve, bella, anche. L’atmosfera non tarda ad arrivare ed anzi, a voler leggere le righe introduttive di questo libro/cd dal package straordinariamente bello, ci si ritrova già immersi in un mondo ancor prima che inizi la prima canzone. E c’è anche l’arte, con i dipinti inquietanti ed intensi di Beppe Stasi. Questo lavoro di Peppe Fonte, “Io non ci sono più”, pubblicato da Squi[libri], non è solo un album. E’ una raccolta di sensazioni vissute, narrate, cantate in modo personalissimo. E’ un modo di pensare alla canzone d’autore come la canzone d’autore dovrebbe essere, cioè pagine di sé che vanno a rappresentare ciascuna un piccolo evento, un disegno di vita che interagisce con l’universo, ma anche con il piccolo mondo che ci circonda ogni giorno.

 

 

Si inizia con “I sogni dei figli” che già ha sapore di poesia in cui il modo di interpretare il brano di Fonte desta quasi stupore, per quelle frasi dette apparentemente troppo in fretta e che diverranno invece una delle sue cifre artistiche a mano a mano che si procede con l’ascolto. “Io non ci sono più” è la canzone-titolo dell’intero progetto, un brano intenso e fugace scritto a quattro mani con Pino Pavone. “Keep the beat” è più sussurrata che cantata, una canzone che nella sua struttura ci ricorda il miglior Paolo Conte nella quale cominciano ad emergere le individualità di ottimi musicisti, in questo caso il pianoforte di Giuseppe Tassoni. Anche in “Figlio di Zorro” si conferma il tratto poetico con frasi del tipo “Convergono lontane fisarmoniche/antiche melodie/a volte mi sembra di capire/a volte di sparire” nelle quali ci si imbatte frequentemente in un ermetismo volutamente non troppo narrato, ma che rifugge comunque da ogni forma di snobismo letterario; ottimo l’arrangiamento, puntuale il disegno degli archi. “L’amore di nuovo” ci offre un Peppe Fonte più cantante che narratore e si fa largo il sax di Marco Conti, che ritroveremo più avanti in forma più sontuosa. “Chissà se è tardi” è un altro bel testo, anche in questo caso quasi narrato con un bellissimo sax in primo piano. Sorprende un po’ ritrovarsi a tu per tu con una cover, quella “Straordinariamente” scritta da Luciano Beretta e Gino Santercole ed interpretata nella versione originale, splendidamente, da Adriano Celentano; quella di Fonte è un’interpretazione molto personale, ma il problema delle cover è che inducono ad immediati confronti e in questo caso, pur apprezzando la ricerca di una diversa chiave di lettura del brano, la versione di Celentano rimane irraggiungibile. “Sciopero di un’idea” è forse l’unico momento di cedimento di questo lavoro, nonostante un buon testo che non trova però riscontro in una linea melodica accattivante. Ancora un testo bellissimo per “Ombrelli soli” (…”Ti dirò che stasera/cambierò le lenzuola/mentre la notte ormai/scende dalla finestra…”), Fonte canta nuovamente con convinzione e l’arrangiamento lo sostiene e lo esalta. E si va a chiudere, quasi con un pizzico di rammarico, con “Quello che ti dirò” che ci rivela ancora una volta come queste canzoni sarebbero perfette per un recital teatrale di alto profilo, in cui la gente è lì seduta ad ascoltare ed a cercare di vivere con il cantautore calabrese momenti ed emozioni. Grandissimo, ancora, il pianoforte. Ma a questo punto è giusto citare, oltre a quelli già nominati, i musicisti che hanno lavorato con Fonte: Pietro Aldieri alle chitarre, Raffaele Trapasso al contrabasso, Gigi Giordano alla batteria, Franco Catricalà al basso con l’assistenza del fonico Lucio Ranieri. Nota di merito anche per le foto contenute nel package, opera di Anna Bruscaglin e Sonia Martello. “Io non ci sono più” è un lavoro raro, accurato, pensato, forse non di immediata fruibilità perché per certi aspetti “difficile” o, come si suol dire, di nicchia. Una nicchia che accoglie arti diverse, concetti espressi talvolta in forma complessa, musica che a tratti pare volerli completare. Ma è un progetto ottimamente realizzato in cui ciascuno fa bene la propria parte e ciascuna di queste parti è eccellenza vera.

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