MARIA LAPI, UNA SINTESI DI FRAGILITA’

Negli anni Sessanta, una cantante come Maria Lapi, che per altro è anche cantautrice, con un po’ di fortuna avrebbe potuto diventare una Dominga, Giuliana Vaici, forse anche Isabella Iannetti, esagerando un po’. Oggi il suo album “Tra me e il mare” suscita più d’una perplessità. Lo si potesse definire con un aggettivo, basterebbe dire “fragile”.

 

Ma poi, gli aggettivi che si attribuiscono ad un lavoro, devono essere giustamente motivati ed allora andiamo a capire, brano dopo brano, i perchè di questa fragilità. S’inizia con “Tra le parole” che già ci mette al cospetto di un testo un po’ così, un arrangiamento un po’ così, una voce un po’ cos’. Ma si va avanti. “L’inganno di un incontro” pare una canzoncina più gradevole anche senza picchi entusiasmanti, il testo è ancora un po’ criptico, il finale lascia senza parole, a confermare l’approssimazione degli arrangiamenti. “Madremare” conferma, soprattutto nella prima parte, la fragilità musicale di queste canzoni, poi pare riprendersi, ma in chiusura riemergono tutti i dubbi sin qui maturati. “Bucce di limone” ha un testo delirante (“…tra invenzioni e bucce di limone la canzone silenziosa ha preso la parola e ha incantato tutti ha disatteso le distanze ha preso in giro ogni chiave logica….”) ma la struttura nell’insieme ha una sua “radiofonicità” anche se appare strumentalmente un po’ fiacca. “C’era da fare” è un altro brano stucchevole e, soprattutto, rinunciabile, mentre “Stregata dalla luna” desta improvvisamente l’interesse di chi ascolta perchè lascia presagire un buon andamento ed è impreziosita dall’intervento della tromba di Raffaele Kohler, che è forse il “cameo” più bello dell’ntero cd. Ascoltabile anche “Piccolo principe”, che più di altri brani fa pensare a certe cantanti anni ’60 come dicevo in apertura. “Tra me e il mare” il brano che dà il titolo all’intero progetto, ha un testo affannoso, musicalmente non si discosta troppo dalla media delle altre canzoni e solo l’arrangiamento, in questo caso, pare un po’ meno banale. E si chiude con una cover, l’unica del cd, “Conversazione”, brano che Antonio Amurri e Bruno Canfora scrissero nel 1967 per Mina per l’edizione di quell’anno di “Studio Uno”; una cover avrebbe forse potuto indurre ad un ripensamento sulla reale potenzialità vocale di Maria Lapi ma….se la versione originale è quella di Mina….allora tutto è più difficile.

 

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