MARCELLO PARRILLI E LE OTTO TRACCE DEL NUOVO ALBUM

“Moderme solitudini” è il titolo dell’album del cantautore toscano Marcello Parrilli, da quache tempo in circuitazione, contenente otto tracce, alcune delle uali recuperate da precedenti incisioni, riarrangiate e riproposte in veste rinnovata. Parrilli ha infatti un percorso artistico piuttosto interessante, caratterizzato dalla realizzazione di alcuni album, ma soprattutto dalla collaorazione c0n musicisti di prima fascia, spesso provenienti da esperienze accanto a grandi protagonisti della canzone italiana. Eppure, la personalissima sensazione che scaturisce dall’ascolto dell’ultimo album di Parrilli, è che ci si trovi al cospetto di un brillante autore, ma di un mediocre cantante.

Una sensazione che mi assale subito, sin dalle prime note di “Ora non ho più paura”, la canzone che apre l’album. Un brano interessante ed anche ben arrangiato con delicati inserimenti di pianoforte, ma la vocalità di Parrilli non mi convince. “La resa” è una canzone che assume subito una dimensione più rock, ha una buona linea melodica ed anche la voce di Parrilli si direbbe più a proprio agio, nell’insieme è una bella canzone ( a mio avviso la migliore dell’album) che sembra quasi smentire qualche mia perplessità iniziale. Ma con “Perso nei tuoi occhi” faccio un altro passo indietro, fors’anche perchè in questo caso è la camzone nell’insieme, vestita di pop e di sinth, che non mi cattura.  E approdiamo al brano che dà il titolo all’intero progetto, “Moderne solitudini”, una canzone con una musicalità piena e ben strutturata, che però non trova un adeguato decollo: certamente negli intenti dell’autore vi è un messaggio ben definito che dovrebbe arrivare e che invece arranca come al cospetto di una salita. “Notte di San Lorenzo” è un’altra delle canzoni recuperate e rimesse a nuovo, incisa negli anni ’90, ma che non risente degli anni trascorsi, grazie ad un arrangiamento che gli ridà smalto e la rende un brano piacevole. Ed è graziosa anche la ballata “Ragazza di Chang Mai”, una canzoncina veloce, di poco più di due minuti e mezzo che scorre via rapida e piacevole, senza attenuare però le perplessità sul cantato di Parrilli. Brano non irrinunciabile è certamente “Se avessi scelto me”, pur se nell’insieme è accettabile a testimonianza del fatto che ci troviamo al cospetto di un compositore che ha mestiere e talento e che lo riconferma anche in “Cercando la luna” che offre ampio respiro ad un bellissimo pianoforte, ad un arrangiamento attento ed emotivamente convicente, ma anche ad una voce che sino all’ultimo non riesce a comvincermi nè a lasciare un’impronta di originalità. Parrilli è senza dubbio un autore con i fiocchi, ma se qualcuno lo convincesse a lasciare cantare ad altri le sue canzoni, il suo patrimonio artistico assumerebbe di certo tinte più smaglianti. Almeno questo è quanto soggettivamente ho ricavato dall’ascolto di queste otto tracce, che pur senza raggiungere picchi di particolare eccellenza, non hanno però neppure cedimenti vistosi. Il che conferma una felice mano compositiva.

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