I TAME’ “MA TU”: FINALMENTE UNA DIMENSIONE MUSICALE DIVERSA

Ecco un album che va ascoltato con attenzione e poi ancora riascoltato per coglierne meglio alcune sfumature. S’intitola “Ma tu” ed è il progetto discografico dei Tamè, cinque musicisti che passano attraverso diverse esperienze artistiche e poi si incontrano a Torino dove decidono di mettere insieme le loro potenzialità, cercando, ciascuno sulla scorta del proprio percorso, di dare vita ad un lavoro che abbia sonorità nuove passando attraverso diverse forme di composizione, sino a quel momento sconosciute ai vari componenti della band.

Il lavoro, ma sarebbe meglio dire la gestazione di questo progetto, dura un anno ed alla fine ne scaturiscono queste dieci tracce che destano curiosità sin dalle prime note, fors’anche perchè indugiano sulla riscoperta di una certa ricerca musicale in cui tutto è funzionale a tutto. Il disco si apre con “Pasanè” e le sonorità rivelano immediatamente qualcosa di diverso da quanto con maggiore insistenza ci viene proposto in questi anni, vale a dire finalmente arrangiamenti e voci convincenti ed un buon senso del ritmo. “Estraneo”conferma, dopo le avvisaglie del primo brano, che anche dal punto di vista testuale questo lavoro è molto pensato in funzione della musica; ciò non significa rinunciare a testi che abbiano un senso, ma vuol dire creare una vera simbioso tra sonorità e parole. “Prequel” tratteggia ancora la ricercatezza dei contenuti musicali di questo lavoro che per altro, almeno sin qui (ma lo sarà sino alla fine) non è un albun alla ricerca della facile fruibilità, pur se  alcuni brani “arrivano” più facilmente di altri.  “Ti rendi conto” pone forse in risalto un po’ più marcatamente la voce, mantenendo però sempre prioritariamente la ricerca del migliore intreccio con le sonorità. “Preludio” ci consente di riprendere fiato per un minuto e venti secondi con una manciata di accordi di pianoforte per poi riprendere la marcia virtuale con “Sturbo” che ha la parvenza di un brano più leggero, pur senza mai trascurare una certa accuratezza negli arrangiamenti, regalandoci per altro un bel fraseggio di sax. Piuttosto fruibile anche “Manifesti” che presenta aspetti interessanti anche testualmente mentre “Dinosauri” getta uno sguardo in direzione del jazz e propone ad un certo punto un gioco di voce nella sillabazione ritmica di alcune parole. “Al buio”, che è la penultima canzone dell’album, ci rivela un altro aspetto positivo di questo lavoro: mentre talvolta mi sono ritrovato a stigmatizzare la scelta di realizzare un album quando sarebbero state abbondantemente sufficienti le 4/5 tracce di un Ep, qui invece i brani reggono il percorso sino alla fine, continuando ad offrire scampoli di ottime individualità, ma soprattutto un buonissimo lavoro d’insieme. Confermato anche da “Illogico”, che pone nuovamente in risalto la dimensione vocale e riesce ancora a regalarci qualche accordo in evidenza di una bella chitarra elettrica in prossimità delle ultime note. Ci si deve comunque comprendere: questo non è un lavoro da live in piazza o da chiassosi pub. Si tratta di buonissima musica che può diventare la colonna sonora per serate di un certo tipo nelle quali la dimensione musicale riesce ad essere in egual misura sottofondo e protagonista. Certamente i Tamè sanno il fatto loro ed hanno confezionato un prodotto di non facilissimo ascolto, ma di interessanti ed intriganti atmosfere.

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