«Sanremo? Che caduta di stile…»

Riceviamo: “Gentile direttore, eravate partiti benissimo voi di “Un’altra Music@” con propositi condivisibili in modo pressoché totale e con interessanti servizi che si sono via via alternati proponendoci artisti estremamente interessanti, gradevoli da ascoltare e da scoprire. Ma il festival di Sanremo…..che caduta di stile!…”

 

Ma perché una rivista come la vostra, nata con i propositi che conosciamo, deve dare spazio ad una melensaggine come quella di Sanremo, che per altro da qui sino alla metà di febbraio sarà il tormentone di giornali, radio e televisioni? Almeno voi, non potevate rimanerne fuori e dedicare quegli spazi a……un’altra musica, mantenendo fede alle caratteristiche della vostra testata? Grazie e, comunque, complimenti per il vostro lavoro (Sanremo a parte).

Francesco Siritano

 

Caro Francesco, intanto grazie per la tua mail che ho voluto scegliere tra quelle che, su questo argomento, sono giunte in questi giorni in redazione. Quando ho iniziato la stesura dell’articolo attualmente collocato nella home page della nostra rivista, mi sono posto domande molto simili a quelle che tu mi poni. E dopo una lunga riflessione, mi sono detto: c’è una dimensione del festival di Sanremo della quale “Un’altra Music@” può occuparsi ed è quella che riguarda la sala stampa della manifestazione. Come nascono gli articoli sul festival che vengono pubblicati nei giorni della grande kermesse? Qual è la verità vera di ciò che leggiamo? Che accade all’ultimo piano del teatro Ariston dove, per una settimana, trascorrono gran parte del loro tempo i giornalisti italiani e stranieri che approdano nella città dei fiori? Intanto, poniamoci una domanda: quale altra manifestazione in Italia annovera un così elevato numero di giornalisti accreditati?  E se i giornalisti di così tante testate si ritrovano a Sanremo e vi rimangono per sette giorni, che significa? La risposta è in ciò che ho scritto nell’articolo: il festival di Sanremo non è più, da anni, una manifestazione riservata alla canzone italiana ed ha ragione chi sostiene che il palcoscenico dell’Ariston non è più rappresentativo di quanto avviene veramente nel panorama musicale nazionale. Il festival di Sanremo è un fatto di costume, uno dei pochi rimasti che ancora stabilisce un filo diretto tra ciò che siamo e ciò che eravamo. Grandi appuntamenti canori come “Canzonissima”, “Un disco per l’estate!”, la Gondola d’oro di Venezia, la Caravella di Bari, il Cantagiro e lo stesso Festivalbar, hanno chiuso i battenti e sono rimasti spesso soltanto un vago ricordo. Il festival di Sanremo no. Ed una ragione ci sarà. Ed allora, al di là degli snobismi che non fanno mai bene alla cultura, prendiamone atto, anche se ci sono moltissime cose di quella manifestazione che ci piacerebbe fossero diverse. A cominciare proprio dalla sala stampa, che vorremmo davvero più attenta alla musica ed agli artisti, soprattutto a quelli più giovani tra i quali quest’anno si annoverano Nathalie e Serena Abrami, che in tempi diversi ho avuto il piacere di incontrare e conoscere a Biella Festival, ove le due artiste si sono conquistate un dignitoso secondo posto, rispettivamente nel 2005 e nel 2009. Più attenzioni ai ragazzi ed alle canzoni e meno ai discografici ruffiani, che fanno le fusa facendo trovare nelle camere d’albergo delle testate più importanti, cd, gadget e sorrisi (probabilmente anche qualche altro benefit, ma di questo non potremo mai avere le prove) sperando di conquistare qualche riga in più. Eppoi, non dimentichiamo che tantissima parte della canzone italiana, piaccia o no, è passata da Sanremo, Vasco Rossi e Zucchero inclusi, che con Laura Pausini, Andrea Bocelli ed Eros Ramazzotti (che il festivalone lo vinsero) riempiono gli stadi, non solo italiani. Infine, quest’anno nel cast ci sono artisti come Franco Battiato, Roberto Vecchioni e la sublime Patty Pravo, che anagraficamente non sono dei giovanotti, ma che non hanno ancora trovato eredi. Il che dovrebbe farci meditare a lungo su cosa dovremmo attenderci dai ragazzi che noi cerchiamo di promuovere facendo ascoltare, attraverso “Un’altra Music@”, le loro canzoni ed i loro video. E, soprattutto, cercando di fare capire che non sono quelle di “XFactor” ed “Amici” le strade giuste per approdare ad una dimensione artistica di successo e duratura.

Giorgio Pezzana

 

 

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