LA VOCE DI BLUEM FORTE E SOTTILE IN UN ALBUM TUTTO IN SALITA

La sperimentazione di sonorità sempre più strane mutuate dall’elettronica e l’uso altrettanto sperimentale della voce che si coniuga tra quei suoni, divenendo quasi a sua volta uno strumento, non è materia facile e può risultare a tratti un po’ stucchevole. Ma se questi percorsi vengono affrontati con il giusto estro artistico ed una buona personalità, possono divenire interessanti e, a tratti, piacevoli. E’ il caso di “Nou”, il nuovo album di Bluem, al secolo Chiara Floris, cantautrice e produttrice sarda (“Nou” in lingua sarda significa “Nuovo”), ha studiato musica a Londra ed il suo primo Ep compare nel 2018 ed è cantato in lingua inglese; il primo album, “Notte”, è invece del 2021. Dal 2022 Chiara conduce un programma mensile su Radio Raheem intitolato “Musica pee il corpo”.

Ma veniamo all’album: si tratta di dieci tracce che, a mio avviso, rendono il progetto un po’ troppo diluito, considerando anche la fruibilità non coaì immediata dei brani contenuti.  Bluem tesse la sua tela vocale, in quello che potrei definire un album tutto al femminile, non solo perchè lei ne è l’interprete, ma anche per la ricerca che si muove dietro ad ogni brano in un intrecciarsi di personaggi mitologici o fiabeschi, o anche di figure reali, come nel caso della violinista Adele Madau, ispiratrice del brano “Adele” oppure il racconto dell’inontro con un cervo femmina in un’alba radiosa nelle campagne sarde. La voce di Bluem è sottile e forte nel contempo, a tratti pare vivere un incanto per poi fiorire in sensazioni trasmesse con un canto cadenzato, assecondato da effetti elettronici che talvolta paioni intoppi del pensiero, per poi riprendere il cammino. Non è un lavoro facile, come dicevo, perchè fatte salve due o tre tracce, per il resto è difficile parlare del concetto di canzone, come siamo abituati a concepire il significato di questa definizione. Vi sono  a mio avviso anche un paio di tracce rinunciabili per chi ascolta perchè afflitte da una ripetitività eccessiva e ossessiva (come nel caso di “Gold”), ma qui entriamo in una dimensione delicata che concettualmente vale per diverse espressioni dell’arte contemporanea: l’artista sa cosa vuole dire, ma chi lo ascolta o ne vede le opere, non lo sa. Ecco perchè, talvolta, ciò che può apparire rinunciabile, può nascondere stati d’animo che chi ascolta non coglie. Detto questo, “Nou” è certamente un lavoro interessante, con tutti i limiti ed i rischi che una dimensione sperimentale reca con sè. E interessante è la voce di Bluem che, lo dico con la consueta sincerità, non mi spiacerebbe ritrovare in un ambito musicalmente più immediato, senza per questo indurla a tradire il suo modo di pensare alla musica.

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