La musica di Giovanni Peli si presenta con discrezione, chiedendo sempre “permesso”, e si fa accogliere dal silenzio e dal rispetto di chi abbia considerazione di queste qualità: un’attitudine sincera, umana prima ancora che artistica, che non può non ricordarci il compianto Gian Maria Testa. Le cinque ballate acustiche che danno vita a “Gli altri mai” raccontano sottovoce storie di solitudini e smarrimenti, di anime mute che non si vogliono svegliare, di sogni naufragati e tempo gettato, con parole fragili, intrise di quella poesia del quotidiano capace di trasfigurare l’ordinario in improvvisi bagliori di parole e suono (esemplare, in questo senso, la dolente ballata “Torino”). Peli ci regala un altro piccolo disco dal cuore caldo, raccolto in una dimensione intima, meritevole di tempo e attenzione. – Giovanni Peli, “Gli altri mai” (EP, Ritmo&Blu)