“LA GUARIGIONE”, IL PRIMO ALBUM SOLISTA DI IOFORTUNATO

S’intitola “La gurigione” ed è il primo album di Iofortunto, progetto artistico di Fabrizio Foortunto che vede le sue prime esibizioni nell’hinterland palermitano nel 2008; successivamente fa parte di una band strumentale, i Cum Moenia, con la quale matura le prim esperienze discografiche sino ad approdare all’attuale dimensione solista dopo essere passato attraverso altre incisioni ed un’intensa attività live. “La guarigione” è un album che contiene otto tracce e di cui non si può dire troppo bene, ma neppure troppo male. E’ un progetto che a mio avviso è dotato di una potenzialità di base che non riesce ad esprimersi del tutto. Ma veniamo all’ascolto.

S’inizia con “Rosse di fumo”, brano ritmato, piacevole, sicuramente fruibile, musicalmente facile, “Pezzo di cuore” lascia spazio ad una dimensione musicale più intensa per dar vita ad un pop un po’ più sofisticato, ma non del tutto convincente. “CNC” si prsenta con maggiore completezza e pienezza musicale ed anche testualmente più intressante; la voce di Iofortunato è collaudata e sicura anche se non presenta elementi di particolare originalità. Interessante in alcune parti è anche “Cappotto verde” complessivamente piacevole pur senza entusiasmare. “La guarigione”, che dà il titolo all’intero progetto è un brano caratterizzato da una buona linea melodica ed un buon arrangiamento, la struttura è quella di una canzone abbastanza tradizionale che comunque “arriva” gratificando l’ascolto. Quando si arriva ad “Amore mio”, dopo le prime note, ci si comincia a domandare se queste canzoni, seppur ovviamente diverse, non finiscano per somigliarsi tutte e da qui nasce anche la sensazione che forse quella dell’album sia una dimensione un po’ sovrastimata di un prodotto che, facendo adeguate scelte, poteva, forse più agilmente, essere racchiuso in un Ep. “Giorni maledetti” non è male pur nella ripetitività di certe sonorità di fondo, anche questo pezzo fruibile senza troppi entusiasmi. E si arriv alla conclusione con “Il mondo dentro” che sorprendetemente si colloca in una dimensione diversa e più convincente rispetto al resto del lavoro; è un brano con un buon testo ed un ottimo arrangiamento, eseguito con elganza e senza enfasi. Fosse così l’intero progetto sarebbe altra cosa, ma ciò suggerisce anche che vi sono le potenzialità per fare qualcosa di diverso, senza pr questo rinnegare il resto del lavoro che rimane, pur senza particolari picchi d’eccellenza, un podotto decoroso.

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