IL FESTIVALONE DEI BOTTEGAI

Dopo la scelta dei 20 big che dovrebbero andare a caratterizzare la prossima edizione del Festival di Sanremo, il commento più sbrigativo, ma fors’anche più interessante, è stato quello di Riccardo Bocca su L’Espresso: “C’è un’unica soluzione: chiudere questo Sanremo”. Si, chiudere. Perchè Sanremo non è più Sanremo. Non lo è più da anni, ma ora pare si sia davvero toccato il fondo. Quello che un tempo era il festivalone della canzone italiana, è diventato la sintesi dei talent show, ove si affollano interessi televisivi, discografici e di varie botteghe. Se Lorenzo Fragola, Francesca Michelin. Deborah Iurato, I Dear Jack, Alessio Bernabei, Giovanni Caccamo, Rocco Hunt, Clementino, Valerio Scanu, la stessa Irene Fornaciari, sono dei big (ed abbiamo elencato quasi il 50 per cento del cast), allora tutti quanti sono “big”. Cosa rimane? Il frusto Morgan, i ritrovati Stadio, la rediviva Dolcenera, gli Zero Assoluto che escono dalla naftalina meno di una volta all’anno, un’incerta e mai definita Annalisa che con Noemi rischia di rivestire il ruolo di eterna promessa. Ed a questo punto, piaccia o no, se proprio di “big” vogliamo parlare, di frecce al nostro arco ne restano poche: Patty Pravo su tutti, Enrico Ruggeri, gli Stadio, Neffa ed Arisa. Elio e Le Storie Tese sono altra cosa e personalmente li ho sempre ritenuti una delle vergogne del festival, che offre il prestigio (anche se molto decaduto) del proprio palcoscenico, a gente che partecipa alla manifestazione in modo irridente, tra i gridolini di gioia della sala stampa. A scopo puramente accademico ed anche un po’ per farmi del male, vado a rivedere chi c’era a Sanremo nel 1966, cioè 50 anni fa: Domenico Modugno, Gigliola Cinquetti, Caterina Caselli, Pino Donaggio, Claudio Villa, Ornella Vanoni, Orietta Berti, Sergio Endrigo, Milva, Adriano Celentano, Iva Zanicchi, Edoardo Vianello, l’Equipe 84…mi fermo per non spegnere il pc ed andarmene. Il Festival di Sanremo, quello avrebbe dovuto rimanere: la vetrina del meglio della canzone italiana del momento. E se il meglio della canzone italiana del momento è quello che ha snocciolato Carlo Conti nei giorni scorsi (a proposito, ma non aveva detto che non intendeva replicare?) si spiegano molte cose, a cominciare dalla disaffezione di tanta gente nei confronti di cd e concerti. Il fatto è che di meglio ci sarebbe. Ed anche molto. In un angolo della mia scrivania vi è un cestino ove colloco il meglio di ciò che la nostra rivista riceve per le recensioni delle novità del mondo indie. Ce ne sarebbe abbastanza per cambiare tutti i protagonisti in gara a febbraio. Ma con questi ragazzi non si metterebbero in gioco altri interessi se non quelli della musica. Troppo poco per giustificare la loro presenza ad un Festival che, a questo punto, si, concordo con Riccardo Bocca, pur se non ho mai nascosto il mio affetto per questa manifestazione, andrebbe chiuso.

Giorgio Pezzana

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