Ascoltando “Dèka”, il nuovo album degli Hangarvain, ci si trova immersi in una dimensione di respiro internazionale che rende ancor più sorprendenti le origini strettamente partenopee della band. Sarà pur vero che il blues non ha tempo ed appartiene al mondo, ma va detto che questa formazione guidata dal cantante Sergio Toledo Mosca e dal chitarrista e produttore Alessandro Liccardo di blues ne mastica davvero molto.
Lo si scopre piacevolmente andando ad ascoltare queste dieci tracce, tante quanti sono gli anni di carriera della band che con questo lavoro ha voluto celebrare il proprio anniversario artistico. Dieci tracce nelle quali il blues la fa da padrone e trova la sua massima espressione in brani come “Mother’s blues” e “Company blues” che chiude più che degnamente questa carrellata di note che inevitabilmente induce a diversi riascolti perchè le atmosfere a tratti riescono a trasportarci davvero lontano. Il mio brano preferito è “Pressure”, che in realtà è una rock ballad un po’ meno blues, mentre se una perplessità c’è stata la devo attribuire a “Trough the space and time”, brano di rottura in questo album, certamente ben eseguito, ma a mio avviso fuori contesto. Tra i pezzi migliori dimenticavo di inserire anche “Judgement Day”. Dall’ascolto si coglie la voce sempre ben calibrata di Sergio, arrangiamenti sempre puntuali ed anche, in alcuni casi, a solo soprattutto di chitarra che meritano un appaluso a sè. La formazione appare ben strutturata, forte del decennio di esperienza che ne ha sicuramente affinato i tratti e rese più maliziose alcune sfumature che arrivano a segno proprio per l’affiatamento dei quattro componenti della band. Un disco da ascoltare di sera, sorseggiando un brandy, meglio se al cospetto di un cielo stellato. Un lavoro che mi sentirei di consigliare a chi ama la buona musica, prescindendo dai generi.
