I FUOCHI E LE FATE DI DAVIDE BERARDI

Poniamo quale premessa il fatto che in questi ultimi tempi ci siamo ritrovati più volte a recensire album che sarebbe stato preferibile ridurre ad Ep, per dire che questo “Fuochi e fate” del cantautore Davide Berardi regge senza problemi le dieci tracce che lo caratterizzano. Le regge per originalità, per i testi, in buona parte caratterizzati da un percorso narrativo gradevole e per gli arrangiamenti affidati ad un gruppo di musicisti tra i quali spiccano alcune interessanti individualità. E c’è del buono anche nel coinvolgimento dei ragazzi di Eridano, potagonisti di un progetto sociale che impegna ragazzi disabili e svantaggiati, creando le condizioni per un reinserimento sociale sostenibile.

Si tratta di un cd realizzato con il sistema del crowdfunding che si apre con un brano intitolato “Povero fesso” che pare ponga curiosamente il testo al servizio delle belle aperture musicali che ne caratterizzano l’andamento. A seguire, “Indescrivibile”, brano il cui testo pare scritto con l’ausilio di un tubolario visto che al senso compiuto sembra prediligere la musicalità delle parole, ma la canzoncina funziona, il ritornello “prende” come l’ottima fisarmonica di Giancarlo Pagliara. Con “Bruxelles” invece anche i testi si fanno più convincenti accanto ad un arrangiamento gradevole. “Supervisionario” è una canzone trascinante che mette insieme un testo fatto di situazioni ed immagini veloci con un che di fiabesco. “Mi sento una formica” è la canzone più bella del cd, con un testo estremamente poetico, arrangiamenti delicati pur nella pienezza dei suoni; può ricordare il miglior Concato, ma è solo la sensazione di un attimo. Simpatica e garbatamente provocatoria è “I piedi e gli occhi” dove si parte da un rimprovero che un giorno mosse la maestra all’autore, accusato di scrivere con i piedi, per arrivare a dimostrare che “…non è con una penna o con le mani ma con i piedi e con gli occhi che si scrive…”. Con “Roba da poco” si torna ad una dimensione più poetica, ma emotivamente meno coinvolgente di “Mi sento una formica” ed eccoci ad un’autentica prova di coraggio di Berardi, che inserisce tra le tracce del suo lavoro anche una cover. Ma non una cover qualunque, bensì “La cura” di Battiato e Sgalambro, una delle canzoni più intense del cantautore siciliano. Il nostro ne esce bene, anche se l’aura mistica che pervade molte delle canzoni di Battiato ed in modo particolare proprio “La cura”, si conferma irraggiungibile. E ci si avvia alla chiusura con “Che meraviglia”, il brano forse meno riuscito dell’intero album e “Sudamerica” che ci riporta sui livelli migliori di quanto ascoltato chiudendo, dopo un po’ di attesa, con una “bonus track” inaspettata, anche perchè non annunciata e che sa un po’ di sala prove. Nell’insieme dunque un buon lavoro, con un paio di spunti ragguardevoli ed una continuità che mantiene costantemente vivo l’ascolto, anche perchè anche la voce di Berardi ha tonalità e sfumature che mantengono lontani i sintomi della noia.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *