“HUMAN RITES”: COSI’ BEERCOCK TRASFORMA IN RITI VOCI E SUONI

“Human Rites” è il titolo del nuovo album di Beercock, poliedrico personaggio anglo/italiano, cantante, performer, poeta ed attore teatrale che con le tracce di questo progetto va oltre la semplice definizione di “canzoni” offrendo, ancor prima, sensazioni.

La sua dimensione musicale assume spesso contorni tribali, sfiora il gospel, fa della coralità il primo elemento di musicalità pressochè in tutti i brani, si lascia andare a richiami ancestrali che ci riportano a mondi antichi. E’ un disco difficile, un disco che non cerca alcun tipo di fruibilità se non quella del richiamo che alcuni o tutti questi brani possono esercitare su ogni ascoltatore. Ogni traccia assume contorni quasi rituali, richiama l’attenzione ed incanta come se una forza magnetica sprigionata da quelle voci e da quei suoni, riuscisse a generare un’atmosfera avvolgente ed irreale. Naturalmente tanta parte di questi brani vivono la loro completezza nelle performnce che Beercock è in grado di mettere in scena (come rivela anche il video che uniamo a questa recensione), quindi la parte uditiva è intuibilmente riduttiva rispetto all’insieme che l’interpretazione potrebbe offrire. Disco non facile dicevo proprio perchè va oltre la musica ed esplora con insistenza la dimensione ancestrale che qui possiamo a tratti percepire come nostra, pur non possedendone conoscenze più esplicite. Un disco per certi versi anche in grado di divenire più banalmente ambient, a condzione che non se ne perda mai di vista la forza nè quel senso di ricerca universale in essa racchiusa.

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