“HOMAJ – vol. 1” TUTTO IL MONDO INTORNO A GUASTELLA

Non deve essere stato facile per Daniele Guastella portare a termine questo “Homaj – Vol. 1” e  non solo perchè le nove tracce, per approdare alla circuitazione, hanno dovuto passare attraverso un non semplice percorso di crowdfundin, ma soprattutto per la complessità di un progetto che ha visto la partecipazione di artisti provenienti dai cinque Continenti, riuniti per testimoniare quel concetto di grande villaggio globale che solo attraverso la musica oggi pare realizabile.

La prsenza di artisti di così variegate provenienze, avrebbe potuto indurre alla facile tentazione di mettere insieme le espressioni più tradizionali di ogni Paese di appartenenza, all’insegna di una sorta di “volemose bene” con i colori dell’arcobaleno. Ma Guastella è un cantautore e la sua capacità è stata anche quella di “cucire” addosso a ciascuno dei suoi “ospiti” i brani da interpretare insieme, nel rispetto delle potenzialità di tutti.  Ne è scaturito un lavoro molto interessante, che ha visto anche la partecipazione straordinaria di Luca Madonìa, presente nel brano di apertura, “Eroi”.  I nove brani sono complessivamente piacevoli e di ottima fruibilità, un rock leggero ed un raffinato pop ne sono gli ingredienti principali. Ma questo “Homaj” vuole anche lanciare un messaggio di apertura al mondo e lo fa praticamente con tutte le canzoni, ma in specual modo con “Umani”  (l’Humaj del titolo è la traduzione dall’esperanto di Umani) che diventa il brano-manifesto dell’intero progetto (non a caso con Guastella vi sono altri tre artisti, il siciliano Marco Incudine, che si fa sentire nel suo dialetto, Anita Vitale e l’egiziano Ahmed Elgeretli) mettendo insieme un mix di voci ed una forza di suoni notevole. Piacevolissimo è poi “Stato di quiete”, con la partecipazione di Jerusa Barros, cantante di Capo Verde che colora con le tinte delle sue isole la canzone. Curioso “Rondine” con la partecipazione de Le Voskresenie, espressione artistica russa che (ma accade solo in questo brano) concede un finale di palese ispirazione tradizionale. Ma il brano a mio avviso migliore è comunque “The Life Beyon” ove accanto alla voce sempre adeguata di Guastella si unisce quella straordinaria della moldava Lidia Isac. Insomma, un lavoro che è anche una scoperta costante, dalla prima all’ultima traccia (vanno doverosamente nominati anche gli altri ospiti che non ho citato: Rodrigo Rojas, boliviano, Alen Veziko dall’Estonia, il cubano Haydee Milanes, l’argentino Leonel Capitano, i messicani Dulce Lopez, Leonel Soto ed Edgard Oceransky, l’italianissima Giovanna D’angi, Bernardo Quesada dal Costa Rica, l’australiano Pauly Zarb e Abigali dalla Spagna). Probabilmete nessuna di queste canzoni avrà mai una dimensione epocale (ammesso che ciò possa ancora accadere in un contesto sempre più confuso in cui il semplice ascolto è un bene prezioso), ma è altrettanto vero che tra queste nove tracce non c’è una brutta canzone. Quasi sempre apprezzabili gli arrangiamenti, ottimi i suoni ed anche l’incontro tra le varie personalità artisiche è convincente.

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