FOSCARI, I RINOCERONTI E LE CANZONI

“I giorni del rinoceronte” è il bizzarro titolo dell’album di Marco Foscari (in arte semplicemente Foscari) prodotto per l’etichetta LaChimera Dischi e le edizioni Terre Sommerse. Nove tracce attraversate da alterne fortune.

Ma occorre andare oltre il primo brano senza farsi scoraggiare perché “Particelle” è una canzone con una linea melodica improbabile, musicalmente un po’ confusa, nella quale si avverte solo la sensazione di una buona potenzialità vocale. Il brano successivo, “Stabile non è” ha un testo un po’ naif ma ha un buon andamento, discretamente strutturata, ben eseguita pur senza particolari note eccelse. “Trasparente” è invece una canzoncina fragile che sta a galla soprattutto grazie alle buone doti vocali di Foscari. “Giorno” ha un testo impegnato che riesce a fotografare quasi per immagini il disagio metropolitano che lascia un senso di vuoto dentro. Canzone pervasa da una vena di negatività nei contenuti, che riescono però a riflettere in modo credibile, sia pure solo accennandolo, uno stato che è proprio di molti giovani e non solo giovani di oggi. Gradevole anche l’arrangiamento. “Incline al canto” ha un buon testo, sonorità a tratti sopra le righe per le caratteristiche del brano; grazioso il finale vagamente onirico. “Stendhal” ha un testo curioso che riesce a trasformarsi quasi in una ballata tutto sommato piacevole, ben strutturata. Anche in “Eliot” si scopre un buon testo, non assecondato però da tutti gli ingredienti che dovrebbero, senza riuscirci, trasformarlo in una bella canzone. Passiamo oltre la rinunciabilissima “La tenpesta” per approdare ad un brano più sapido e delicato che chiude il percorso di questo progetto: “Te lo confesso”; una canzone che crea una piacevole atmosfera, percettibile pur senza immergerci in nulla di indimenticabile. Di Foscari possiamo dire che sa cantare, usa bene la voce senza mai pretendere troppo dalle sue potenzialità; è anche un discreto autore, soprattutto di testi con frasi che in più di una circostanza, con poche parole, dettano situazioni anche impegnative. Alla fine si può dire che è un disco che non delude, ma non eccelle. Mediamente di gradevole ascolto, difficilmente destinato ad un riascolto.

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