ESTETICA NOIR ALLA RICERCA DI CONFERME

Dunque, questi Estetica Noir che fanno un album intitolato “Purity” composto di undici tracce, almeno la metà delle quali vorrebbe spacciare l’immagine di una band fatta di brutti e cattivi, sono in realtà credibili solo a metà.

Dal punto di vista musicale, sin dai primi due brani “Hallow’s Trick” e “Plastic Noosphere” qualcosa di buono si percepisce: un rock pulito, ben strutturato, non troppo di maniera che potrebbe anche fare a meno del cantato e che rivela una certa frequentazione del genere. Cantato che però, nella terza traccia, “In Heaven”, diventa invece una presenza importante. Eppure la voce è sempre di quel Silvio Oreste, anima del gruppo, autore praticamente di tutti i brani del cd con presenze “altre” solo per quel che riguarda gli arrangiamenti. Discreto ma non troppo incisivo “Suicide Walk”, brano solo musicale che dura poco più di un minuto e mezzo, ma pone le basi per un successivo brano di sola musica assai più caratterizzante. Si torna al rock pulito di prima con “I Have” che conferma le buone potenzialità strumentali della band mentre non pare destinato a lasciare tracce profonde “Polarized”. “De Luxe Lies Edition” ripresenta il lato interessante della voce di Oreste ed eccoci a “Hypnagogia”, a mio avviso il più bel brano dell’album, che si stacca completamente dal resto della produzione offrendo una dimensione musicale più pacata e ragionata, ma realizzata con eguale precisione strumentale. Tanto da indurmi a pensare che se questa band è in grado di offrire momenti musicali come questo, forse non sarebbe male vi dedicasse più tempo ed energie. E tutto è contenuto in meno di tre minuti. A questo punto il brano che segue, “I’m Not Scarted”, pur facendosi apprezzare per il buon arrangiamento, scivola via e “A Dangerous Perfection” svela ancora una volta, forse in modo più accentuato, una certa vena metallara della band, che rimane però inespressa, E si chiude con “You Make Life Better”, che pone in risalto ancora una interessante vocalità ed arrangiamenti che più che in altri brani affidano effetti gradevoli all’elettronica, senza svendere l’uso degli strumenti tradizionali. E’ nel complesso una buona band che palesemente guarda con maggiore interesse alle potenzalità del mercato estero e non solo perchè i brani sono cantati in inglese. Forse dovrebbe soffermarsi maggiormente su di una caratterizzazione più personalizzata del proprio repertorio, scegliendo sino in fondo quale strada prendere.

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