DEBUT ALBUM PER ISOTTA CON IL SUO “ROMANTIC DARK”

Isotta Carapelli, in arte Isotta, è una cantautrice senese trentenne che in questi giorni ha pubblicato il suo primo album intitolato “Romantic dark” dopo avere vinto, nel 2021, il premio Bianca D’Aponte con il brano “Io”, che apre questa raccolta ed in attesa di prendere parte alla fase finale della 33a edizione di Musicultura che si terrà in maggio a Recanati. Nel contempo sarà in rotazione radiofonica anche il suo singolo “Psicofarmaci”, tratto dallo stesso album, con la voce fuori campo di Claudia Gerini. Indubbiamente un ottimo contorno per promuovere l’album d’esordio che, al di là dei tanti riflettori accesi, mi convince solo a metà.

Intanto, mi spiace ripetermi ma… tredici tracce per un album d’esordio sono un’enormità e poco importa se la prima non è altro che la presentazione, in dimensione un po’ aulica, dell’intero progetto. Il restante percorso di dodici brani , superata la curiosità iniziale ed anche, va detto, quanto di buono se ne coglie, cede più d’una volta il passo alla noia, soprattutto perchè il percorso musicale è abbastanza monocorde, sia nell’interpretazione vocale, sia negli arrangiamenti un po’ scontati. Isotta è una cantautrice indubbiamente interessante, che canta quasi sempre con un filo di voce, il che rende alcune sue interpretazioni intriganti e delicate. E non mancano alcuni brani di notevole levatura (su tutti “Pornoromanza”). Ma va presa a piccole dosi, proprio per assaporarne la piacevolezza. Tredici tracce, senza un reale cambio di registro, lo ripeto, sono troppe. Ma andiamo ad analizzare l’ascoltato. Superata l’introduzione, “Io” è una buona canzone, com’è buona la linea melodica che la pervade, di facile fruizione. Buona interpretazione e buon ritornello anche per “Doralice”, un po’ meno per “Cryptocornuta” che acquista un po’ di vivacità ma “arriva” un po’ meno. “Psicofarmaci” tenta di rompere un andamento generale che tende ad appiatttirsi con un parlato breve, ma che è sufficiente per recuperare un poco di attenzione. Purtroppo “Kebab”, pseudorap camuffato da pop, risente di una dose di monotonia che è già nell’aria. “Un due tre stella” offre alcune immagini oniriche appena sussurrate e fortunatamente a seguire si arriva a “Pornoromanza” che è una bella canzone, ha un bel testo, è ben interpretata e ben arrangiata. E non è malaccio neppure “Palla avvelenata”, fruibile pur senza destare entusiasmi. “Hawaii” rientra invece in quelli che definisco brani transitori, vale a dire rinunciabilissimo, mentre “Bambola di pezza” è una canzone delicata che pare attingere un po’ dal mondo delle favole è po’ da alcune atmosfere horror. E si va a chiudere senza sussulti con “Tecniche di sopravvivenza”, che è un buon sottofondo per una tranquilla serata tra amici mentre “Ti amo ma ho da fare” non muta nulla nella valutazione d’insiene di questo lavoro. Personalmente penso che Isotta, con un brano particolarmente indovinato come “Io” o “Pornoromanza”, può anche riuscire a sorprendere perchè la sua voce ha fascino ed eleganza, ma allo stesso modo ritengo che dovrebbe ancora lavorare sulla tenuta a lunga distanza. Anche per questo penso che un album di tredici tracce rischia di ridimensionare le sue stesse doti.

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