DAVIDE CAMPISI CON “JOCA” PER UN ALBUM ETNO-CANTAUTORALE

S’intitola “Joca” ed è il nuovo album del percussionista e cantautore siciliano Davide Campisi, originario di Enna ed innamorato della sua terra tanto da dedicarle tanta parte di queste nove tracce, perolopiù in siciliano. Nove tracce che risentono quasi tutte di una ricerca musicale dal sapore fortemente etnico, respirano arie d’Africa, rincorrono vecchie filastrocche tradizionali che il tempo ha tramandato, talvolta anche solo oralmente, di generazione in generazione.

Il primo brano s’intitola “Rocca” ed è dichiaratamente dedicato ad Enna, musicalmente è interessante ed è caratterizzato da un buon intreccio di voci. “Caminanti” nell’avvio dà chiaramente il senso di un percorso, la canzone è stata scritta in un periodo in cui carovane umane attraversavano il deserto guardando all’Occidente; i riferimenti afro sono evidenti, anche se in alcuni passaggi questo brano richiama lo stile di Branduardi. “Maria jatu na vicu” è un testo tradizionale della provincia di Enna a suo tempo utilizzato dai “lamentatori” nel periodo pasquale; rappresenta il dolore di Maria al cospetto di Gesù crocifisso, ha un andamento lento e cadenzato, richiama le preghiere e le processioni di un tempo.  “Forti di lu me silenziu” cela l’intenzione di una dichiarazione d’amore e l’imbarazzante confronto con sè stesso, anche qui il richiamo etnico si fa sentire, almeno dal punto di vista prettamente musicale. “Stati Uniti d’Africa” è invece cantata in italiano e racchiude il sogno di un africano; nonostante il tema trattato, qui di etnico non vi è praticamente nulla, la dimensione più prossima è una sorta di cantautoral/pop per un brano che alla fine stenta a definirsi e non convince. “Cuccurucuntu” ci porta nel mondo di una filastrocca costruita partendo da un antico testo che parla di stagioni e dell’amore; è caratterizzata da un minimalismo ritmico che induce al ballo. Ed in buona parte cantata in italiano è anche “Siamo vento”, brano con un testo piuttosto impegnativo, ma musicalmente poco coinvolgente pur se non si stacca troppo dal canto popolare, ma non di quelli migliori. Curioso  e simpatico è “Etica peletica”, una canzoncina di meno di due minuti che prende spunto dalla tradizione orale di un canto popolare al quale è stato più volte cambiato e/o riadattato il testo, perchè un testo scritto di questa sorta di allegra “tiritera” non esiste. E si va a chiudere con “L’indifferenza”, storia vera e drammatica di una donna che scompare e che viene ritrovata, solo due anni dopo, morta nella sua casa; questo brano ha un taglio cantautorale, il testo è in italiano ed è un testo narrante contro l’indifferenza; musicalmente il brano è modesto. Che dire dunque di questo lavoro? Davide Campisi è un cantantore e musicista che dà il meglio di sè nella dimensione etno/cantautorale. Non a caso i due pezzi a mio avviso meno riusciti dell’album, sono quelli cantati in italiano. E’ un ricercatore di tradizioni popolari e per questo il suo è un lavoro prezioso che, come ho avuto modo di dire in circostanze analoghe, potrebbe avere anche una valenza didattica non trascurabile. Ed è qui il lato migliore di questo progetto che ci consegna comunque un artista piacevole da ascoltare.

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