DAI, PASSA QUESTI 7 MARZO!

Chi fermandosi al titolo, “Vorrei rinascere in un Lama” (proprio così, con la “L” maiuscola), ha pensato ad una sorta di riflessione spirituale con influenze tibetane, si ravveda: il brano che dà il titolo al nuovo album dei 7 Marzo si rifà proprio all’animale, quello strano camelide sudamericano che se disturbato sputa senza ritegno. Ed è bene che sia così, perchè il lavoro di questo gruppo, a parte qualche cedimento che è ben poca cosa in un’epoca in cui molte band sono persuase che il rock sia solo frastuono, è un lavoro interessante, a tratti anche divertente.

La prima delle dodici tracce, appunto “Vorrei rinascere in un lama”, si propone in apertura come una sorta di zoo con “voci” di vari animali e quando la canzone parte, non si fatica troppo ad individuare un testo originale ed un ritornello che “prende”, pur nella sua estrema semplicità strutturale. Si scivola un po’ con il brano successivo, “Michele/Epilogo”, con sonorità invasive ed una metrica a tratti compressa, ma la canzone successiva, “Dai passa questo pezzo” è una vera furbata ed è forze la canzone più bella sia perchè “arriva” e coinvolge con facilità, ma anche grazie ad un testo decisamente accattivante ed un arrangiamento adeguato alla circostanza. Con “Ridi quando vuoi” si fa nuovamente un passo indietro, il brano è a tratti dissonante in modo talmente palese da non laaciare dubbi sulla volontarietà di un effetto che però non risulta gradevole; ha invece un testo molto divertente “Grandissimi film americani” ed una musica trascinante fa il resto, garantendo la piena riuscita del brano. In “Eva correva” il testo appare più trascurato per dare voce e respiro ad un rock più strumentale; carina anche “Samantha tornerà” con la voce “opaca” delle prime frasi adagiata sul’accompagnamento della chitarra, per poi assumere contorni più decisi, un buon testo che anche in questo caso ci conferma come questa band faccia un uso appropriato delle parole, per narrare, quasi sempre con efficacia, storie e situazioni. “L’immagine del cambiamento” prende avvio con il bel sax di Maurizio Signorino che già avevamo incontrato in “Michele/Epilogo”, ma che viene poi travolto da una ritmica un po’ sopra le righe e per la prima volta in questo brano si ha la sensazione che il testo sia solo funzionale ai contenuti strumentali, molto marcati. E su questa linea si prosegue con “La chance”, dimostrando che si cede alle mode anche quando si è assolutamente in grado di fare meglio e di più. Torniamo ad un testo interessante con “Ti darò”, ancora un bel sax e di nuovo buoni arrangiamenti. “Ciao”, introdotta da gufi, ranocchi e suoni misteriosi è comunque un bel brano, delicato e ben arrangiato. E si va a chiudere con una traccia fantasma, “RDB”, la cui presenza è eloquentemente illustrata dalla voce narrante di Elisa Benedetta Marinoni; è bella l’idea di questo brano che è quasi una scommessa mantenuta, nato per caso, ma con il proposito di inserirlo nel primo album del gruppo come un divertissment a sé stante, ma puntuale, con suoni puliti e la sempre piacevole voce di Franz. Nell’insieme dunque “Vorrei rinascere in un Lama” è un bell’album che pone in risalto la personalità già piuttosto consolidata del gruppo, la brillante agilità compositiva di Franz e l’oroginalità di un progetto realizzato con buona professionalità ed un pizzico di ruffianeria.

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