Celentano a Sanremo, siamo andati oltre

Siamo andati oltre. Avevo ipotizzato che dopo la prima apparizione di Adriano Celentano al festival di Sanremo qualcuno ne avrebbe richiesto l’allontanamento seduta stante. La Rai ha pensato, dopo lo show del Molleggiato di martedì sera, non di allontanarlo (il che probabilmente, dal punto di vista contrattuale, non è possibile) ma addirittura di commissariare il festival inviando a Sanremo il vicedirettore generale Antonio Marano “a coordinare” si legge nel laconico comunicato dell’Ufficio Stampa Rai “con potere di intervento il lavoro del festival di Sanremo”.

 

E allora, proviamo nuovamente a fare chiarezza cogliendo gli umori direttamente dalla sala stampa del teatro Ariston. Adriano Celentano ha affermato che giornali come “Avvenire” e “Famiglia Cristiana” dovrebbero essere chiusi poiché, essendo giornali di ispirazione cattolica, verrebbero meno ai loro presupposti prioritari che, secondo Celentano, dovrebbero essere quelli di parlare non delle beghe politiche che affliggono il nostro Paese, ma del Paradiso, cioè della dimensione di cui Gesù parlò agli uomini, duemila anni fa. Un tema difficile e articolato che, posto in quei termini, ha suscitato l’immediata reazione dei Vescovi che hanno chiesto a Celentano di scusarsi per queste dichiarazioni. E’ una questione delicata poiché Adriano Celentano è senza ombra di dubbio un cattolico forte e determinato. E la questione che ha sollevato, mi è nota, lavorando presso la redazione di un giornale cattolico. Con una certa frequenza, in 35 anni di attività, mi è stato ripetutamente chiesto, da cattolici dalle ferme convinzioni, per quali ragioni il giornale dia spazio e voce alla più brutale cronaca nera ed alle innumerevoli beghe politiche piuttosto che alla voce del Signore, giunta a noi attraverso i Vangeli. E la risposta non può che essere sempre la stessa: senza cronaca e senza attualità, il nostro, come qualunque altro giornale, chiuderebbe i battenti in men che non si dica. Perché per qelle notizie la gente acquisa un giornale. E se la gente acquista il giornale, gli inserzionisti investono in pubblicità, garantendo in tal modo la sopravvivenza della testata. Forse la ragione sta nel mezzo. E dovrebbe essere ricercata nella capacità di proporre al lettore notizie di cronaca e di attualità con un “taglio” responsabilmente attento all’interpretazione ed alla lettura che a queste notizie vengono date, nel rispetto dell’etica cattolica. Non è semplice, di questi tempi. E forse Celentano, con il paradosso della chiusura di quei due giornali, proprio questa strada ha tentato di indicare. Sull’altra questione invece, cioè l’aver dato del deficiente ad Aldo Grasso del Corriere della Sera, mi rifaccio a quanto detto in sala stampa dal direttore artistico del festival, Gianmarco Mazzi: “il vocabolo deficiente deriva dal latino deficere, cioè mancare e certamente Grasso nei confronti di Celentano, nei giorni che hanno preceduto il festival, è mancato più volte di stile usando termini ed argomentazioni assai dure e fors’anche ingiuriose nei confronti di Adriano”. In questi termini va letta la questione e non solo in qualche frase rubacchiata qua e là.

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