BARTOLINI UNDICI TRACCE PER UNA “PENISOLA”

“Sanguisuga” è il titolo del singolo/video del cantautore Bartolini che con questo brano ha voluto estrapolare una delle undici tracce del suo album “Penisola” da qualche tempo in circuitazione. Cogliamo l’occasione per ascoltarlo, cercando di individuare in quella lunga galoppata di note le caratteristiche di un giovane presentato come una promessa del nuovo cantautorato italiano. Cominciamo dicendo che il progetto è stato realizzato con grande professionalità, tecnicamente non ha sbavature e quasi tutti le tracce presentano una discreta fruibilità. Ma dopo l’ascolto dei prime cinque/sei brani, maturo vieppiù una convinzione: questo disco, come tanti, appare più pensato per chi la musica la “sente” che non per chi la “ascolta”.

S’inizia con “Sanguisuga”, il brano recentemente proposto anche come singolo/video; ha una musicalità molto piena ed una linea melodica fluida e convincente, non desta entusiasmi, ma è di certo un pezzo ben strutturato. “Iceberg” ha un andamento decisamente pop, piuttosto dinamico, molta sonorità e poc0 testo, ma la miscela tra suoni e voce funziona pur su di un percorso narrante ultraminimalista. Un po’ cantilenante è “Millenians”, ancora un lavoro testuale molto circoscritto retto da sonorità intense che rendono gradevole il tutto. In “Lunapark” pare di cogliere invece un lavoro più attento sul testo e buon spunti giungono anche dall’apparato musicale, con ottimi arrangiamenti ed un ritornello che “arriva”.  “Follow” nel ritornello arriva a sfiorare la samba, ma è l’unica nota dicuriosità, il resto decolla a fatica. “Profilo falso” è un altro buon pop che però nulla aggiunge e nulla toglie al progetto. “Non dirmi mai” fa accendere un segnale d’allarme: quello della noia. La sensazione è quella di brani che si sovrappongono e alla fine si somigliano, la voce di Bartolini pare farsi un po’ monocorde, manca (e siamo oltre la metà dell’album) qualche elemento che sorprenda o che, comunque, generi curiosità, non vi è nulla che entusiasmi (ma neppure nulla che deprima). Finalmente con “Roma” approdiamo al primo, ma purtroppo unico, brano caratterizzato da un timbro decisamente cantautorale, c’è un buon testo, acquista più personalità anche la voce, è certamente uno dei brami miglioni dell’intero cd. “Penisola” è invece la canzone che al cd dà il titolo, ma non ha la forza di un brano capofila e di consolatorio c’è solo un buon giro di accordi di chitarra. Approdiamo ad “Astronave”, consueto brano “di transizione”, cioè rinunciabilissimo (fateci caso, ce n’è almeno uno in ogni album) e si va a chiudere con “I Love America” che per certi versi ha una musicalità diversa rispetto a quasi tutte le altre canzoni qui contenute, soprattutto una linea melodica più  accattivante; buona quindi l’idea di chiudere con questa canzone. Come dicevo all’inizio, “Penisola” non è un brutto lavoro nel suo insieme, ma manca di quel brano, di quello spunto, di quell’arrangiamento che ti fa correre ai comandi del computer per tornare indietro e riascoltare, magari più volte, un passaggio particolarmente entusiamante. Bartolini fa soprattutto del buon pop, un po’ di hip hop, ma la dimensione cantautorale non è ancora completamente nelle sue corde. Se saprà appropriarsene potrà scrivere certamente cose migliori.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *