“ALONE VOL. IV” MAROCCOLO RACCONTA I DELIRI

Se Gianni Maroccolo, in pieno tempo di pandemia, ha voluto rappresentare lo stato d’animo di molti italiani costretti alla segregazione o comunque a ritmi di vita ed abitudini diverse e lontane dalla quotidianità abituale, con questo suo “Alone vol.IV” ha centrato pienamente l’obiettivo. E lo ha fatto dando continuiità a quel suo progetto di disco perpetuo avviato nel 2018. Questa volta, tema dominante delle dieci tracce che caratterizzano l’album, è la follia nelle sue diverse forme, la follia raccontata e vissuta, ma anche quella che contrappone suoni ed ambienti, percezioni ed emozioni.

Per dare vita a questo progetto Maroccolo ha chiamato intorno a sè artisti di primo piano, non sempre notissimi al grande pubblico, ma funzionali proprio per la loro versatilità ed il loro linguaggio artistico in sintonia con il progetto. Diciamolo senza esitare: questo disco, dal punto di vista della fruibilità, presenta un quoziente bassissimo e richiede anche un certo equilibrio da parte di chi ascolta. Alcune tracce riconducono dritte e decise all’inferno dei vecchi manicomi, giustamente chiusi, lasciando però inevasa la seconda parte della legge, quella che avrebbe dovuto dare una risposta sociale e terapeutica alla chiusura dei presidi. Perchè non basta chiudere le strutture per pensare che il disagio mentale sia un problema superato. Ma qui ci avventuariamo su di un terreno che con la musica nulla ha da spartire. Spicca la collaborazione con Don Backy in una versione assolutamente riveduta e reinventata di “Sognando”, canzone del 1971 interpretata brillantemente anche da Mina e in questo caso affidata alla personalissima interpretazione di Stefano Edda Rampoldi con il sempreverde Don Backy. Colpiscono gli “Echi” di Flavio Ferri e lo stesso Maroccolo, che mettono in primo piano il polistrumentismo dei due interpreti ed autori. Piace la chitarra pulita di Umberto Maria Giardini in “E mentre tu giri, giri e giri io ti guardo” mentre è senza dubbio angosciante la “Lettera di Isa Dalser”, brano scritto da Maroccolo con la voce di Giorgio Canali che legge, interpreta e traduce quasi in canzone brani tratti dal carteggio di una donna che diede un figlio a Mussolini, ma che per questo venne internata affinchè non ne scaturisse uno scandalo, vivendo i suoi giorni tra autentici folli e mille privazioni. Molto interessante poi “Ogni luce” che pone in risalto la voce intensa e sofferta di L’Aura. E lascia un po’ con il fiato sospeso anche “Hotel Dieu” che Maroccolo ha scritto ed interpretato con Teho Teardo. Ma pur con tutti questi spunti, che proiettano chi ascolta a tratti in dimensioni surreali e consentono a più riprese di apprezzare l’eccellenza musicale dei vari “attori” impegnati nelle diverse performances, “Alone vol. IV” rimane un disco pesante, un disco che a tratti ricorda quel mondo un po’ sperimentale ed un po’ psichedelico che appagava soprattutto gli esecutori, ancor più ed ancor prima degli ascoltatori. Sono innegabili alcuni attimi di noia, non tutto appare così spiegabile o scontato, ad un certo punto pare quasi che ci si voglia crogiolare nei deliri immaginati e rivissuti con la musica. Si tratta di un prodotto di nicchia in cui l’eccellenza sta soprattutto nella cifra artistica di Maroccolo e degli artisti che ha coinvolto in questo progetto. Per cbiudere con un po’ di buon umore dopo le tinte cupe di queste dieci tracce, credo di poter dire a cuor leggero che difficilmente lavori come questi potranno candidarsi quali elementi destinati al rilancio del mercato discografico.

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