“ALLA FINE DELLE COSE”, L’ALBUM UN PO’ ALGIDO DI UMANO

Mi trovo a ascoltare “Alla fine delle cose”, il nuovo album di Umano, al secolo Giuseppe Sicorello, cantautore e musicista nato a Como da genutori siciliani e cresciuto ad Agrigento; inizia prestissimo ad accostarsi al pianoforte e con quello strumento scrive i suoi primi brani inediti; prende paarte a diversi contest ed è allievo del CPM di Franco Mussida; lì entra in contatto con artisti di consolidata fama. Nel gennaio dello scorso anno inizia a lavorare a questo album e collabora con musicisti di prestigio.Si tratta dunque di un debut album dal quale traspare un grande impegno, ma emergono anche luci ed ombre che mi accingo  scoprire.

L’album è caratterizzato da dodici tracce (in realtà dieci perchè “Intro” e “Outro” sono assolutamente rinunciabili); nove se pensiamo a quelle cantate perchè la seconda traccia, “In viaggio” è strumentale. Comincio ad apprezzare la voce di Umano in “Una stupida follia”, buona linea melodica, vocalmente ben eseguita e strumentalmente ben arrangiata.  “Oltre ogni limite” si sviluppa su di una base di pianoforte ossessiva, il brano va in crescendo ed appare un po’ “tirato” ed alla fine a convincere più di ogni altra cosa è proprio la musica. “Fantstica” è un pezzo che sarebbe perfetto per un musical anni ’80 e, in “Cielo senza nuvole”,comincio ad avere la sensazione che queste canzoni si somiglino un po’, sono sempre molto “urlate”, però manca l’elemento che ti assorbe nell’ascolto. “Settembre” mette in luce un buon testo, con una componente più narrante e toni meno enfatici ed anche “Essere felice” ha una sua intensità, musicalmnte molto piena. “Senza fiato” è un brano un po’ noiosetto e sinceramente faccio fatica ad arrivare alla fine. Mi aspetto molto di meglio da “Alla fine delle cose” che è la canzone che dà il titolo all’intero progetto, ma sento tanto chiasso, tanta confusione e ancora quella sensazione di una certa ripetitività. Fortunatamente approdo a “Bedda”, che almeno nella prima parte è una dolce poesia siciliana che affoga poi in una dmensione musicale quasi etnica. E si va a chiudere. Quello di Umano è un album che va decifrato canzone dopo canzone, si coglie una vocalità sicura, tecnicamente quasi ineccepibile, come di ottimo livello è sempre la cornice musicale di ogni canzone. Ma, salvo rari passaggi, non si coglie l’anima, non si percepisce l’elemento emotivo, che non scaturisce dall’estensione vocale, ma dalla capacità di trasmettere stati d’animo. E questo manca. L’artista ha buone potenzialità ma, a mio avviso, dovrebbe urlare meno e raccontare di più.

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