La “Bella Terra” di Cesare Lo Leggio

“QuelkedCesare” è un progetto del cantautore siciliano Cesare Lo Leggio lungamente elaborato, pensato sin dai giorni delle celebrazioni per il 150° anniversario del’Unità d’Italia, evento per il quale Lo Leggio scrisse “Mille Garibaldi”, il brano che apre l’album. Ma al di là di questi aspetti storico-culturali, che fanno della Sicilia il punto di partenza per l’Italia che sarebbe stata, il cd che ne è scaturuto, intitolato “Bella Terra”, è davvero un lavoro lungamente meditato, curato nei dettagli, arrangiato con la collaborazione di ottimi musicisti e dosato nei suoi contenuti che coniugano amarezze e speranze, attese e ricordi, auspici ed anche un omaggio, metà in lingua italiana e metà in dialetto siciliano, a Fabrizio De Andrè.

 

“Mille Garibaldi”, come detto, è il brano di apertura, ma anche quello dal quale è scaturito l’intero progetto, la piattaforma sulla quale è stato costruito un percorso che racchiude sensazioni, emozioni e riflessioni di un cantautore che vive ed interpreta i “mali” di questo Paese. “Getta via”, secondo brano dell’album, è un acquerello di emozioni incorniciato da un ritmo incalzante. “Come fiore caduto” invece scaturisce dalla traduzione di un testo di Valerio Gaio Catullo, un viaggio immaginario nella storia con la chiosa di un “giro” di chitarra assolutamente eccellente. Ruvidissimo il brano “La serva Italia” su testo di Angela Mancuso che ci conduce nei meandri oscuri di un Paese in rovina. Un Paese che, come ripete il testo che “…s’ha da fare, lo si dica sui banchi, lo si dica ai bambini…”. “Mangioapane a tradimento” richiama il tema sempre amaro dell’emigrazione mentre “L’uomo lupo” è in realtà il sistema che mortifica un’umanità sofferente. “L’assenza” è una canzone d’amore e d’addio molto delicata, il cui testo è di Pietro Tornambè ed i toni sono quelli intimisti e quieti del dolore che esplode nel silenzio. E di Ternambè, liberamente ispiratosi ad uno scritto di Garcia Lorca è “Banderuola” mentre “Non dimenticare” è un richiamo forte alla memoria affinchè i drammi dell’umanità già vissuti e sofferti non tornino ad offendere la dignità dell’uomo. Infine, la delicata storia di “Peppebutera”, il postino pittore (con tromba in evidenza) e “Pippo non sa” che si colora anche con la prestigiosa partecipazione di Pippo Pollina che in qualche modo in questo brano si ritrova e si racconta (straordinario il sax). In chiusura, l’omaggio a De Andrè, anche in dialetto siciliano. E’ l’unico brano che Lo Leggio interpreta anche nella lingua della sua….”Bella Terra”. Un album ricco in tutti i sensi, da ascoltare con attenzione nei contenuti letterari e musicali. Ed è doveroso in conclusione ricordare i musicisti che hanno affiancato Cesare Lo Leggio in questo cammino: Tommaso Minacori (chitarra elettrica), Gino Erba (batteria e percussioni), Giovanni Farruggello (basso e cori), Marco Vicari (tastiere) e, inoltre Ketty Mancuso (flauto traverso), Carmelo Farruggio (pianoforte), Gaspare Palazzolo (sax), Mario Spalletto (chitarra elettrica), Peppe Russo (fisarminica) e Vincenzo Lamendola (tromba). info@quelkedcesare.it

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