E’ curioso come talvolta, ritrovandosi a parlare di originalità e di semplicità, ci si accorga che troppo spesso la ricerca s’inerpica su impercorribili sentieri oppure si getta a capofitto nell’indecifrabilità di un presunto modernismo sul quale non si sa che dire. Poi, ci si ritrova tra le mani il cd di William Manera, “Avete fatto in tempo”, con qualche esitazione si avvia la prima delle dieci tracce ed ecco invece subito un senso di aria fresca.
“Due minuti” è il titolo del primo brano di cui ci si sorprende a seguire il testo attentamente sul libretto, per vedere come va a finire; si, la linea melodica sfiora talvolta la noia ma… ci si pensa solo dopo, perché mentre si ascolta la canzone si vive una piccola storia, anche divertente, anche spiritosa. Il secondo brano, “L’analfabeta”, è altrettanto vivace ed anche in questo caso la narrazione del testo incuriosisce, fa pensare ai vecchi cantastorie di un tempo passato quando avventure e sventure, personaggi e personcine, venivano narrati con l’ausilio della musica, ma al centro vi era sempre la storia. “La tua sagoma” è una bella intuizione, è una canzone d’amore, canzone di uno stato d’animo, canzone della nostalgia assecondata non sempre alla perfezione da un arrangiamento che porta a tratti la strumentazione “sopra le righe” in frangenti non sempre adeguati. “La cicogna” ha ancora una volta un testo simpaticissimo ed una linea melodica molto gradevole con un bello spunto di fisarmonica. ”Se tu fossi mia” ha un buon testo, ma anche qui si rileva un arrangiamento che riempie troppo di strumenti il brano, a tratti debordando. Molto particolare, con accostamenti assai delicati nel testo è “Lo Stretto di Messina”, che offre qualche spunto malinconico e qualche accenno di tristezza, sempre raccontati con rara efficacia narrativa, in questo caso ottimamente colorata dalla musica. “Sia quel che sia” offre un testo più criptico del solito, ma non meno interessante e un ottimo andamento musicale. “Il momento adatto” torna a divertire con energia e dinamismo, propone richiami anni ’50 e un sontuoso inserimento del pianoforte; molto orginale il testo, certamente uno dei pezzi più belli dell’album. “Nel mio cervello” è l’unico brano davvero rinunciabile di questo lavoro; la ritmica discotecara lascia perplessi e non bastano le note intense di un sax in chiusura per recuperare un lavoro non troppo riuscito. Ma siamo già alla chiusura con un piccolo capolavoro: “Buongiorno bambolina” che è un brano delicatissimo, emotivamente coinvolgente, con un testo che si fa poetico e sognante e lascia una scia leggera ma intensa come quella di un profumo buono che si dissolve tra le note di un violoncello. Manera, autore di testi e musiche, ha mobilitato un piccolo esercito di musicisti per realizzare questo cd, ma ha saputo principalmente mettere in campo quell’originalità e quella semplicità di cui scrivevo all’inizio di questa recensione. Per questo colpisce nel segno lasciando alla fine la sensazione più importante: quella di un cantautore che ha davvero qualcosa da dire. E sa come dirla.