WASICHU AVVERTE: IL SUO ALBUM “NON E’ UN DISCO PER GIOVANI”

E’ da qualche settimana in circuitazione “Non è un disco per giovani”, il nuovo album di Wasichu (lo pseudonimo usato dall’artista deriva alla cultura Lakota ed è il nome che veniva usato dai nativi per indicare i cosiddetti “visi pallidi”). Si tratta di dieci tracce tra il cantautorale, il rock ed il blues (i Lakota non c’entrano, se non nell’ammirazione che l’artista afferma di provare per loro) che si sviluppano su di un percorso ricco di chiaroscuri che rendono controverso il giudizio finale su questo progetto.

S’inizia con “Fuori”, dal taglio cantautorale, con una buona linea melodica, una struttura semplice con molta chitarra, la voce un po’ sdoppiata da un effetto che purtroppo attraversa quasi tutto il disco destando ripetute perplessità; verso il finale il brano è un po’ diluito. “Rappers” risulta un po’ meno fruibile, ma si percepisce il desiderio di trasmettere un messaggio (“…nascono più rappers che bambini…”) che testualmente ha molto da dire, ma musicalmente fatica a decollare. Dietro al curioso titolo “Amico delle ortiche” si cela un brano musicalmente più interessante, con  arrangiamenti più ricercati ed un’interpretazione vocalmente compromessa dagli effetti di cui già dicevo, che spesso rendono ardua l’interpretazione dei testi.“La nuova leggenda (Ustica)” avrebbe un buon andamento, ma il brano si diluisce via via che procede.  Continuo con “Jazz” che a questo punto mi fa risultare la voce di Wasichu un po’ monocorde, al di là di un buon giro di accordi di chitarra. Si riprende un po’ quota con “Il sorriso serio della iena” che ci regala un buon supporto di armonica a  bocca in un contesto musicalmente piacevole, grazie anche ad un certo dinamismo negli arrangiamenti. E parte molto bene anche “Iotuteki”, la voce acquista autorevolezza, il brano funziona così come incuriosisce il testo di “Il principe azzurro” che demolisce la struttura della fiaba e ne fa quasi un incubo. Musicalmente energico e coinvolgente è “Buio bues”, che ha anche un buon giro di chitarra (dal suono estremamente pulito), ma nuovamente la voce afflitta da effetti che rendono ampiamente incomprensibile il testo. E si va a chiudere con “Spiaggia vuota” che ha una buona linea melodica e musicalmente si rivela come uno dei pezzi migliori dell’album nella sua atmosfera pervasa dal rumore del mare e della nalinconia.  Certamente questo progetto “Non è un disco per giovani”, meglio direi, per una certa categoria di giovani, per altro individuata e stigmatizzata con il brano “Rappers”. Ma fanno un po’ di difficoltà anche gli adulti ad entrare nella dimensione di Wasichu, che ha indubbiamente molte cose da dire perchè gli spunti di ciascuna delle sue canzoni non sono mai banali. La voce non è gran cosa, prchè sulla tavolozza le tinte sono pochine e sempre le stesse, ma certamente una voce “pulita” renderebbe più facile l’interpretazione dei brani e quindi più accettabile l’insieme. S’intravede una personalità tutto sommato interessante, ma il problema è che non viene sufficientemente tradotta nelle canzoni. Nessuna della dieci tracce infatti rimane così incisa da indurre ad un riascolto. E alla fine sta proprio lì il limite di questo disco, pur con tutte le sue molte buone intuizioni, spesso irrisolte.

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