VITRONE, MEGLIO SE E’ MENO ROCK

“Nel momento” s’intitola l’album di Vitrone di recente pubblicazione. Otto tracce, tutte opera del cantautore (fatta eccezione per “Una ragazza di oggi” che vede la collaborazione di Fuschetti). Ed al termine dell’ascolto, prima di passare in rassegna, uno ad uno, i brani registrati, una prima considerazione emerge: Vitrone dà la sensazione, in senso musicale, di non avere ancora del tutto deciso quel che farà da grande. Si fa accompagnare da musicisti di chiara matrice rokkettara (quasi sempre, per altro, di buona levatura), mettendo in campo una voce altalenante tra il melodico ed il pop.

Ne scaturisce un risultato che fa di questo lavoro un prodotto d’incerta identità, pur se non mancano un paio di brani apprezzabili, anche per il senso compiuto dei testi, purtroppo non sempre rilevabile. Ma andiamo con ordine. S’inizia con “Respira”, un brano dal quale trasuda la voglia di rock della band che accompagna Vitrone, sino a sommergerlo a più riprese (ed accadrà ancora, più volte); il finale  del brano rispolvera vagamente ricordi remoti di Dire Straits. “Piccole partenze” è il brano più didascalico in assoluto, il testo è fatto di immagini a flash collocate per costruire un racconto che però non prende forma, se non forse nell’immaginazione di chi lo ha tratteggiato. “Oltre il buio” riesce invece ad esprimere un testo di maggiore eloquenza, pur se ridotto all’osso dal punto di vista narrativo. Buoni gli arrangiamenti, pur senza sussulti. “Una ragazza di oggi” è invece, francamente, una brutta canzone il cui arrangiamento non riesce a limitare l’effetto di una stanca ripetitività senza una logica definizione. “Torno al giardino” ha un che di poeticamente più coerente nel testo che trova riscontro anche nell’arrangiamento, almeno finchè la musica non soverchia la voce. “Il finto fioraio” è il brano migliore del cd, per i testo, per l’intensità, per come viene interpretato dall’autore, per gli arrangiamenti che finalmente sposano la causa di un rock assai più soft e quindi più vicino alle caratteristiche di Vitrone. Altrettanto bello è il testo de “Il pendolare” e sono interessanti le immagini che si susseguono, sino all’introspettiva conclusione; anche in questo brano purtroppo vi sono scampoli di testo prevaricati dalla musica, sia pure in modo meno devastante di preceenti casi. E si giunge al capolinea con il brano che dà il titolo all’intero lavoro, “Nel momento”, minicanzone di un minuto e 40 secondi, che riaffonda nell’ermetismo più cupo: “…Non chiedere perchè/la stanza degli specchi/non dirmi che hai paura/l’aria è ottima/quando riesci a passare….”. C’è da sperare che il testo non sia asservito alle esigenze della musica poiché il risultato che ne scaturisce è quello di un’incompiuta complessiva. Vitrone ha qualche buona intuizione poetico-letteraria, ha una voce che nei brani giusti “arriva”, non è un personaggio da rock. Metta insieme questi tre elementi e produca un album che sia più coerente con le sue caratteristiche. Potrebbe funzionare.

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