Tindara, poesia soffocata

La domanda che si dovrebbe rivolgere a Tindara al termine dell’ascolto del cd “Quando parlo urlo” è: a che serve scrivere testi che sanno di autentica poesia (non tutti, si capisce), eppoi gettarli in pasto ad arrangiamenti che per rendere omaggio al rock più becero ne sommergono ogni suggestione?

Il brano che dà il titolo a questo lavoro, appunto “Quando parlo urlo”, non genererebbe stupore se fosse pubblicato in una raccolta di liriche. Ed altrettanto si potrebbe dire di “Schiuma”, o anche di “Consapevolezza”. Ma un testo che palesemente vuole “arrivare” a chi ascolta, deve essere nitido, udibile, immediato, anche se non necessariamente subito percepibile nella sua essenza. Ma quando un testo deve essere invece interpretato con l’ausilio del libretto perchè i suoni lo rendono un frullato di frasi non pervenute, allora si è lavorato per nulla. Oppure ci si è accontentati di premiare le attese di un mercato distratto ed impazzito, che spesso chiede solo fragore per non pensare. Ma con testi come quelli di Tindara, non si può non pensare. Ed allora qui nasce la contraddizione, o meglio si rileva la mancanza quel grammo di coraggio in più che fa la differenza tra una personalità definita e la ricerca di sé stessi. Tindara è una creatura di Terenzio Valenti, autore di testi e musiche che per la realizzazione di questo album si è avvalso della collaborazione di diversi musicisti. Il prodotto è stato pubblicato dalla Valery Records. La produzione artistica è di Luca Bergia e Riccardo Parravicini.

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