E’ uscito pochi giorni or sono “Still Becoming”, il primo Ep di Maju, cantautrice di origini bolognesi, figlia d’arte e per questo cresce tra varie dimensioni musicali, ma solo a 19 anni scopre il talento per il canto, a Berlino, quasi per caso, nel contesto di un progetto di sperimentazione di strumenti elettronici.
Inizia, ma non porta a termine, gli studi al Conservatorio, si avvicina anche alla danza ed al teatro e nel 2022 inizia la scrittura di quelle che saranno le tracce di questo Ep, che è un Ep d’esordio, ma anche il suo primo lavoro dicografico. “Still Becoming” racchiude sette tracce, due delle quali poco oltre il minuto, ma che si collocano tra le tracce migliori: “Eternal Sunshine” e “Shades of Time”. La voce di Maju è delicata, evocativa, trasognante, lieve; lo è in tutti i brani sino ad apparire un poco monocorde, soprattutto quando la struttura della canzone non offre una linea melodica particolarmente apprezzabile. Ma è piacevole come lo è il genere nel quale immerge la sua musica tra neofolk, sonorità dream ed influenze jazz. I brani nascono dal movimento di un treno o dei passi, oppure tra la noia di chiacchiere poco coinvolgenti o da paesaggi diversi e sempre tracciano i contorni di diversi stati d’animo, emozioni, malinconie, attese. Oltre ad “Eternal Sunshine”, tra i brani migliori ci inserirei anche “Time” che colpisce per i dettagli dell’arrangiamento, aspetto comunque riscontrabile positivamente in tutto il lavoro. Decollano più a fatica le altre canzoni, in particolare “Was It?”, ma nell’insieme si percepisce la gradevolezza di un ascolto e in alcuni casi anche di un riascolto. Ciò che forse manca un poco a Maju è la scrittura di un brano che, senza tradire il percorso intrapreso, sappia generare un coinvolgimento emotivo più diretto. Si può comunque parlare di un buon debutto discografico con un progetto nell’insieme accurato e coraggioso.